Persona 3 Reload - Recensione
Il remake di un classico che parla ai giovani, oggi come 18 anni fa.
Parlare dell’importanza della serie Persona senza soffermarsi sul suo terzo capitolo sarebbe improprio. Il videogioco giunto su PlayStation 2, in Europa, nel febbraio del 2008 rappresentò una vera e propria rivoluzione per lo spin-off della saga Shin Megami Tensei, ma soprattutto un punto di svolta importante per l’intero genere dei JRPG da lì in avanti. L’opera Atlus firmata dal trittico Hashino, Soejima e Meguro riuscì in un colpo solo a fondere in modo organico le meccaniche e le narrazioni tipiche delle visual novel ad ambientazione scolastica con quelle dei dungeon crawler dei JRPG Atlus, vestendo il tutto di un’invidiabile direzione artistica fresca e giovanile, tanto che all’epoca Persona 3 sembrava essere un videogioco proveniente dal futuro, rispetto alle contemporanee offerte di Bandai Namco e Square Enix.
Persona 3 Reload rappresenta per certi versi una rivalutazione di tutto quanto di buono si è visto in passato, alla luce di valori produttivi e sintesi ludiche che non possono che essere il frutto dello strepitoso successo inanellato dal quarto e dal quinto capitolo della serie. Ma quest'opera rappresenta anche il debutto del nuovo corso di P-Studio, la branca di Atlus deputata allo sviluppo della serie Persona; orfani del trittico di autori che definì il panorama JRPG dal 2006 (data di uscita giapponese) in avanti, Reload è per certo un vero e proprio remake dell’ormai classico PlayStation 2, imboccando di conseguenza una strada ben differente da quella di Square Enix e del suo Final Fantasy VII Remake, dal titolo ingannevole.
Detto questo, bisogna tenere a mente che Persona 3 Reload è, di fatto, la terza riproposizione di una storia nata ormai 18 anni fa, e in seguito esplorata ed espansa attraverso adattamenti animati e fumettistici di varia natura, passando tra una versione Director’s Cut intitolata Persona 3 FES, pubblicata su PlayStation 2 a un anno dal lancio originale, e un’edizione portatile giunta di recente in versione rimasterizzata per tutte le piattaforme di attuale generazione. E credo sia giusto chiarire in apertura una cosa molto importante: Persona 3 Reload non include tutti i contenuti che caratterizzarono le passate riedizioni, ma sceglie oculatamente il meglio di ciò che si è visto, tra cui riferimenti e materiali provenienti anche dalla vasta produzione multimediale correlata al videogioco. Ma se me lo chiedete, sì, non c’è alcuna ombra di dubbio: Persona 3 Reload è l’edizione definitiva del classico dei JRPG targato Atlus.
Midnight is just around the corner
Ambientato nel 2009 nella cittadina di Tatsumi Port Island, Persona 3 Reload cala i giocatori nei panni di un silenzioso protagonista da poco trasferitosi nella scuola superiore di Gekkoukan. La storia procede scandita dagli appuntamenti tipici della vita scolastica giapponese, tra lezioni e club, ma la particolare esistenza del nostro avatar presenta un elemento aggiuntivo di estremo rilievo: la capacità di vivere, allo scoccare della mezzanotte, di un’ora supplementare, chiamata Ora Buia. In questo frangente le persone normali si trasfigurano in misteriose silhouette simili a bare, e il mondo viene invaso da creature affamate chiamate Ombre che, manco a dirlo, danno la caccia gli umani, tanto da farli cadere in coma se attaccati.
Il protagonista e i suoi compagni – un gruppo di comprimari ben nutrito e differenziato – sono chiamati a indagare sull’origine di questo fenomeno prima che la fine sopravvenga e la società venga distrutta. Il loro obiettivo? La scalata del Tartaro, una gigantesca torre misteriosa che spunta durante l’Ora Buia esattamente dove si trova la loro scuola, un vero e proprio labirinto irto di misteri e nemici da sconfiggere.
Come c’era da aspettarsi dal materiale promozionale diffuso a partire dall'annuncio, Persona 3 Reload rispetta in modo estremamente fedele la storia raccontata in Persona 3 FES, ripercorrendo le interessanti tematiche esistenzialiste che ne decretarono il successo all’epoca del debutto. Il remake ripropone storia principale e vicissitudini secondarie, anche quelle più “ruvide” per contenuti e implicazioni, specie se si considera il pubblico di riferimento di un JRPG a chiare tinte adolescenziali; in tal senso, la struttura narrativa, che voglio ricordare essere scandita dal passare dei giorni come in un simulatore di appuntamenti, è stata migliorata e arricchita dalla presenza di nuove interazioni con i compagni di squadra, tra eventi praticabili nel dormitorio comune, e altri supplementari dedicati ai membri maschili del gruppo.
Originariamente Persona 3 era piagato da problemi di ritmo narrativo durante alcuni momenti dell’anno, specie quelli vissuti obbligatoriamente fuori dal contesto scolastico; Persona 3 Reload riesce invece ad offrire la stessa mole di contenuti del gioco originale, andando ad inserire nei "buchi" del calendario dei momenti più intimi, tra cui attività che sottolineano il clima di convivialità del dormitorio in cui vive e si muove il protagonista. Non mancano però spiragli sul complicato mondo degli adulti, in gran parte offerti dal sistema di Affinità Sociali (o Social Link), con riflessioni profonde sull’ineluttabilità della morte, che è poi il tema che abbraccia l’intera opera. A differenza di quanto si possa pensare ad una prima occhiata, la scrittura di Persona 3 (e di Persona 3 Reload) si lancia in profonde riflessioni sulla società, sui legami interpersonali, e sulla natura individuale di ciascuno, andando a svelare le paure più comuni della gioventù e di chi, questa esistenza banalmente mortale, si appresta a lasciarla per fare spazio ai sostituti.
Personalmente ho sempre pensato che il cast di Persona 4 fosse di gran lunga superiore a quello degli altri episodi della serie, ma ammetto che tornare a bazzicare le vite di Junpei, Aigis e Aragaki non è mai stato così divertente, soprattutto alla luce dei dettagli che emergono in queste nuove interazioni: gran parte delle informazioni riprendono o fanno riferimento ad elementi visti nei contenuti extra di Persona 3 Portable, mentre altri alla tetralogia di film d’animazione realizzati dagli studi d’animazione AIC ASTA e A-1 Pictures, che adattano la storia di Persona 3.
D’altronde, anche la correlazione tra meccaniche tipicamente da simulatore d’appuntamenti e quelli di dungeon crawler si è fatta ancora più avvincente, e se prima le Affinità Sociali (o Social Link) rappresentavano gran parte dell’offerta ludica al di fuori del Tartaro, ora ci si può dedicare anche a sbloccare nuovi potenziamenti per i propri membri del gruppo, tra bonus passivi e attacchi speciali detti Teurgia. Naturalmente l’addizione di nuove interazioni ha reso ancora più semplice il processo di maturazione delle tre abilità sociali a disposizione del protagonista: intelligenza, avvenenza e coraggio si modificano ad ogni interazione con i membri del gruppo, andando a far rilassare in modo significativo un processo che, in origine, richiedeva grandi capacità di pianificazione – o l’aiuto di una fida guida -.
L’intera esperienza ludica ne esce estremamente migliore sul piano dell’accessibilità, soprattutto quando si guarda al lato dungeon crawler dell’esperienza. Persona 3 non è mai stato considerato un JRPG particolarmente difficile, ma presentava delle ottusità di fondo che potevano minare l’esperienza ai meno pratici delle logiche dei vecchi Shin Megami Tensei, soprattutto se si fa riferimento all’intelligenza artificiale dei compagni, non sempre all’altezza delle situazioni.
Originariamente, infatti, il giocatore poteva muovere solamente il proprio avatar durante le battaglie; fortunatamente Reload propone la possibilità di controllare le azioni di ogni membro del gruppo, andando ad abbassare drasticamente il tedio dell’esplorazione del Tartaro eliminando il sistema di stanchezza che obbligava a più visite notturne. Grazie a questa omissione ora è possibile esplorare ogni blocco della torre in una sola serata, magari approfittando della possibilità di cambiare i membri del gruppo nel caso si rimanesse a secco di punti magia.
Il Tartaro rimane un’insieme di mappe procedurali come in passato, ma la sua esplorazione è aiutata e resa più dinamica dalla presenza di oggetti distruggibili e scrigni di vario tipo, alcuni accessibili solo collezionando rari frammenti lucenti durante l’esplorazione, o ricevuti in premio da Elizabeth, la fida assistente del proprietario della Stanza di Velluto. I nemici rimangono, come sempre, visibili sulla mappa, e presentano comportamenti differenti a seconda del livello del giocatore, modificando la propria routine se sono afflitti da alterazioni di stato ancor prima di fronteggiarlo; in generale, seppure il Tartaro rimanga forse il lato meno riuscito dell’intera produzione, specie sulle battute finali quando le novità sono ormai finite, le modifiche attuate dal P-Studio sono da considerarsi un netto passo avanti rispetto all’esperienza passata.
Disturbing the Peace
Per quanto riguarda gli scontri a turni, torna la meccanica di battaglia “One More” in una versione che adotta la stessa filosofia apprezzata in Persona 5 Royal, quindi gli appassionati non rimarranno delusi: per ogni attacco ben mirato ad una debolezza elementale nemica, il giocatore viene ricompensato con un turno bonus spendibile in un’azione extra o, se tutti i nemici sono stati atterrati, impiegabile in un Assalto, un colpo speciale che somma le capacità offensive dei membri della squadra e colpisce tutti gli avversari a terra. A queste azioni Persona 3 Reload affianca anche la possibilità di passare il turno ad un membro specifico della squadra, andando a facilitare di gran lunga la vita al giocatore che esige avere pieno controllo sul campo di battaglia.
A fronte di queste novità, non bisogna meravigliarsi se il livello di sfida a difficoltà normale risulta decisamente inferiore al videogioco originale, ma fortunatamente gli appassionati o i semplici cultori del classico in cerca di sfide potranno selezionare fin dall’inizio un livello di difficoltà più alto. Invece, sono rimasto particolarmente soddisfatto del nuovo sistema di ricompense ideato per questo remake, tanto da ritrovarmi a passare ore nel Tartaro senza nemmeno rendermene conto. La Mano Arcana, anche noto come Shuffle Time, ricompensa giocatori virtuosi al termine dei combattimenti con la possibilità di scegliere tra delle carte per ottenere ricompense di vario tipo, e di qualità sempre maggiori. Queste non ruotano come nel minigioco originale, ma possono essere scelte in tutta libertà senza particolare sfoggio di tempismo. In simili frangenti, collezionando degli arcana maggiori è possibile godere di effetti benefici extra, che esulano dalla sola battaglia, fino a vere e proprie esplosioni di bonus che interessano il giocatore finché non lascia il Tartaro.
Questi effetti possono beneficiare il giocatore durante la vita scolastica, ma anche quando si tratta di dedicarsi alla fusione dei Personae, fiore all’occhiello della saga Shin Megami Tensei. Unendo due creature tra quelle catturate durante l’esplorazioni del Tartaro è ora possibile beneficiare di ulteriori bonus dei punti esperienza collegati alle affinità sociali. Anche in questo caso, le meccaniche di fusione dei demoni di Persona 3 Reload si rifanno a quelle del quinto capitolo, e permettono di verificare con esattezza l’esito di ogni tentativo di ibridazione, con tanto di semplice selezione delle tecniche ereditabili dai due o più demoni sacrificati; utilizzando le carte abilità è poi possibile modificare in ogni momento le tecniche a disposizione di ciscuna persona, un elemento da non sottovalutare se ci si vuole dedicare al completismo e alle temibili (invero, molto meno che in passato) missioni secondarie di Elizabeth.
Ottime, invece, tutte le opzioni di "quality of life" integrate nella struttura di gioco, gran parte delle quali derivano dal quinto episodio: i menù presentano informazioni chiare su come proseguire e sulle attività disponibili ogni giorno della settimana, ed è possibile viaggiare velocemente praticamente fin dall’inizio dell’avventura da un punto all’altro della città verificando in ogni momento tutte le informazioni del luogo riepilogate. Scordarsi di un appuntamento o di un evento speciale è praticamente impossibile, ma non pensiate che il gioco si finisca da sé: Persona 3 Reload lascia spazio al giocatore proponendogli, attraverso le sfide di Elizabeth, degli indovinelli ambientali che vanno risolti basandosi sulla conoscenza dei vari luoghi, e raccogliendo informazioni parlando con i personaggi non giocanti su mappa. Ottima anche l’inclusione di una modalità Riavvolgi, che permette di rivivere momenti passati nel caso ci si accorgesse di aver commesso un errore. Basterà riavvolgere la giornata di qualche ora per mettere una pezza, magari di fronte a un appuntamento o a un esame scolastico finiti male.
Non stupisce nemmeno che tra le mire del nuovo team di sviluppo dietro questo remake ci fosse la volontà di avvicinare Persona 3 Reload all’apprezzatissimo Persona 5 Royal, dato il suo successo. Ma laddove si riconoscono i punti di contatto più che evidenti tra nuovo e antico, riescono ancora ad emergere con prepotenza il carattere e l’identità propria del terzo capitolo.
Il lavoro svolto da Azusa Shimada al character design presenta volti addolciti e proporzioni riviste per far spazio a dettagli che la precedente modellazione 3D non poteva accomodare. In ogni caso, è avvertibile il forte rispetto per l’operato di Shigenori Soejima, che nel 2006 fu in grado di dare una nuova identità ad una serie fino a quel momento definita dall’estro del celebratissimo pennino di Kazuma Kaneko. Decisamente diverse, invece, le scene animate, che seppur meglio rifinite e tecnicamente aggiornate sembrano mancare della regia a tratti avanguardista degli inserti originali.
Senza dubbio ottimo l’intero comparto sonoro, che riprende in gran parte i brani di Shoji Meguro riarrangiati da Atsushi Kitajoh, già noto agli appassionati per aver lavorato agli spin-off per Nintendo 3DS Persona Q e Persona Q2. I brani creati in occasione del Remake ben si sposano con gli inediti cromatismi accesi della rinnovata direzione artistica e il tono generalmente meno opprimente di interfaccia e menù di gioco, come sempre al top per quanto riguarda il genere. Apprezzabile anche il comparto audio inglese, totalmente (o quasi) rivisto sul fronte dei doppiatori, mentre la traccia originale rimane, come sempre, preferibile quando ci si cala in videogiochi così tipicamente giapponesi.
Verdetto
Persona 3 Reload potrebbe dividere gli appassionati a causa della scelta di non includervi tutti i contenuti delle edizioni precedenti, ma secondo il sottoscritto rappresenta la forma più matura e godibile dell'esperienza a oggi, anche a fronte di omissioni (che ho trovato giustificate) e sensibili cambiamenti degli equilibri sul fronte dell’accessibilità. Il lavoro di svecchiamento e rivalutazione svolto da P-Studio è tra i migliori visti in tempi recenti e Persona 3 Reload è, senza mezzi termini, un piacere da giocare. L’agilità con la quale si passa tra combattere i demoni allo svolgere un lavoretto part time per tirare su qualche soldo è la testimonianza che l’obiettivo è stato raggiunto, con buona pace di chi preferirà lasciarsi andare a (seppur legittime) considerazioni nostalgiche.