Partito Comunista Francese

partito politico francese

Il Partito Comunista Francese (in francese Parti communiste français, PCF) è un partito politico francese di orientamento comunista.

Partito Comunista Francese
(FR) Parti Communiste Français
SegretarioFabien Roussel
StatoFrancia (bandiera) Francia
Sede2, Place du Colonel Fabien, 75019 Parigi
AbbreviazionePCF (dal 1943)
Storicamente:
SFIC (1920)
PC-SFIC (1921-1943)
Fondazionedicembre 1920
Derivato daSezione Francese dell'Internazionale Operaia (SFIO)
IdeologiaComunismo[1]
CollocazioneSinistra/Sinistra radicale
CoalizioneNFP (2024-)
NUPES (2022-2024)
Partito europeoPartito della Sinistra Europea
Gruppo parl. europeoSinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica
Affiliazione internazionaleIncontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai
Seggi Assemblea nazionale
8 / 577
(2024)
Seggi Senato
14 / 348
Seggi Europarlamento
0 / 79
TestataL'Humanité
Organizzazione giovanileMovimento Giovani Comunisti di Francia
Iscritti47.349 (2019)[2]
Sito webwww.pcf.fr/

Il PCF fa parte del Partito della Sinistra Europea, e i suoi europarlamentari siedono nei banchi del Gruppo della Sinistra al Parlamento europeo.

Il partito fu fondato nel 1920, a seguito della scissione e adesione all'Internazionale Comunista (Comintern) dell'ala rivoluzionaria della Sezione Francese dell'Internazionale Operaia (SFIO). In origine portava ufficialmente il nome di Sezione Francese dell'Internazionale Comunista (SFIC), modificato l'anno successivo in Partito Comunista - SFIC (PC-SFIC), per poi assumere il nome attuale nel 1943, a seguito dello scioglimento del Comintern.

Il partito è stato presente nella politica francese per tutto il XX secolo, sopravvivendo alla caduta del blocco orientale e mantenendosi su posizioni eurocomuniste. Nel corso della sua storia, il PCF ha partecipato a tre governi: il Governo provvisorio della Repubblica francese (1944-1947), all'inizio della Presidenza di François Mitterrand (1981-1984) e alla coalizione di governo della Sinistra plurale (in francese Gauche plurielle) guidata da Lionel Jospin (1997-2002).

Il PCF è stato il partito di sinistra in Francia che ha ottenuto i migliori risultati in diverse tornate elettorali, dal 1945 al 1960, prima di venir superato dal Partito Socialista nel corso degli anni 1970. Da quel momento il PCF perse ulteriore terreno a favore dei socialisti.

Dal 2009, il PCF è stato uno dei principali componenti del Fronte di Sinistra (Front de gauche), a fianco al Partito di Sinistra di Jean-Luc Mélenchon. Nel corso delle elezioni presidenziali in Francia del 2017, il PCF supportò la candidatura di Mélenchon; tuttavia, delle tensioni tra il PCF e il movimento di Mélenchon, La France Insoumise, hanno portato le due parti a portare avanti la campagna elettorale per le elezioni generali in maniera separata.[3] Sebbene il supporto elettorale si è ridotto negli ultimi decenni, il PCF mantiene una forte influenza nella politica francese, in particolare a livello locale. Nel 2012 il PCF sostenne di contare 138.000 membri all'attivo, di cui 70.000 avrebbero pagato una tassa di iscrizione.[4]

Storia del partito

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Dal 1920 al 1944: nascita e partecipazione alla Resistenza

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Il PCF nacque nel 1920, in seguito alla scissione di una grossa maggioranza di membri dal partito socialista della Sezione Francese dell'Internazionale Operaia (SFIO), per andare a formare un nuovo partito che prese il nome di Sezione Francese dell'Internazionale Comunista (SFIC), l'anno successivo cambiato in Partito Comunista-SFIC (PC-SFIC). Ludovic-Oscar Frossard ne fu il primo segretario generale. Tra coloro che alimentarono e sostennero la scissione vi fu anche il vietnamita Ho Chi Minh, avvicinatosi al marxismo-leninismo al suo arrivo a Parigi, dove era giunto con una delle navi sulle quali ha lavorato in gioventù.[5]

Il nuovo partito SFIC si definiva come rivoluzionario e vicino al centralismo democratico. Gli anni 1920 videro una serie di spaccature interne al partito circa la natura dei rapporti con gli altri partiti della sinistra e circa l'adesione alle direttive del Comintern. Il partito entrò nel Parlamento francese, ma promosse anche azioni di sciopero e si oppose al colonialismo, una posizione isolata nel panorama politico francese dell'epoca. L'Unione Intercoloniale, creata nel 1922, riunì gli attivisti provenienti dalle colonie francesi intorno a delle richieste di uguaglianza politica (diritto di voto) e sociale ("uguale retribuzione per uguale lavoro"). Di conseguenza, i comunisti invitarono alla fraternizzazione con gli insorti marocchini durante la Guerra del Rif (1925-1926) e per l'evacuazione del Marocco da parte dell'Esercito francese; chiesero anche la fine dei combattimenti e l'indipendenza della Siria francese durante la Grande Rivolta Siriana (1925-1927), denunciando anche i festeggiamenti per il centenario della colonizzazione dell'Algeria, organizzando in particolare una campagna per boicottare l'Esposizione Coloniale di Parigi del 1931.[6]

Il partito era organizzato attorno alle figure dei dirigenti provenienti per lo più dalla classe operaia, istituendo programmi di formazione e promozione e incoraggiando la presentazione di candidati della classe operaia alle elezioni. La squadra di Maurice Thorez, Jacques Duclos e Benoit Frachon, che erano stati rispettivamente minatore, metalmeccanico e pasticcere, ebbe una longevità eccezionale e guidò il partito per quasi tre decenni. Il ferroviere Pierre Sémard è stato segretario generale del partito dal 1924 al 1929.[6]

Sémard cerco l'unità del partito e alleanze con altre forze politiche, tuttavia la classe dirigente, incluso Maurice Thorez (leader di partito dal 1930 al 1964), impose una linea "stalinista" a partire dalle fine degli anni 1920. Dopo anni di polemiche con i socialisti, nel febbraio 1934, a seguito del tentato colpo di mano delle forze fasciste e della grande manifestazione dei partiti operai, il PC-SFIC avviò una politica di unità antifascista e anti-monopolista, che culminò nel patto d'unità d'azione siglato con la SFIO (luglio 1934) e poi nella nascita della coalizione del Fronte popolare, contribuendo all'affermarsi di tale linea al 7º Congresso del Comintern. Tuttavia il PC-SFIC non partecipò al governo del Fronte popolare diretto dal socialista Léon Blum. Il partito sostenne i repubblicani della Seconda Repubblica spagnola, e si oppose agli Accordi di Monaco del 1938 con Hitler. Fu l'unico partito politico in Francia a denunciare apertamente l'accordo.[7]

A settembre del 1939 i deputati comunisti votano per la dichiarazione di guerra contro la Germania nazista. Dopo la sconfitta militare e l'occupazione della Francia, il partito venne messo al bando dal governo di Édouard Daladier in conseguenza del Patto Molotov-Ribbentrop, il patto di non aggressione tra la Germania nazista e l'Unione Sovietica. Il bando venne motivato dalla partecipazione del PC-SFIC al Comintern, che si opponeva alla guerra (prima dell'invasione dell'Unione Sovietica da parte della Germania nazista). La dirigenza del partito, minacciata di esecuzione, fuggì in esilio all'estero. Dopo l'invasione tedesca del 1940, il PC-SFIC iniziò ad organizzare l'opposizione all'occupazione tedesca, rappresentando la forza più attiva all'interno della Resistenza francese. Poco prima dell'avvio dell'Operazione Barbarossa (iniziata nel giugno 1941), con la quale la Germania invase l'Unione Sovietica, nel maggio 1941 il PC-SFIC formò il movimento del Fronte nazionale che si inseriva all'interno dell'ampia compagine della Resistenza francese, assieme al gruppo armato dei Franchi-tiratori e Partigiani (Francs-Tireurs et Partisans, FTP). Allo stesso tempo il partito iniziò a collaborare con l'organizzazione della France libre (Francia libera) guidata dal generale Charles de Gaulle, che si autodefiniva il legittimo governo francese in esilio. Successivamente, il partito prese parte anche al Consiglio nazionale della Resistenza (Conseil national de la Résistance, CNR). Nel 1943, a seguito dello scioglimento del Comintern, assunse ufficialmente il nome di Partito Comunista Francese (PCF).

Dal 1945 al 1947: partecipazione ai governi anti-fascisti ed esclusione dalle compagini di governo

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Con la fine dell'occupazione tedesca con la liberazione di Parigi nel 1944, il PCF era ormai diventata una delle principali forze politiche in diverse parti della Francia. Figurò tra i principali partiti del Paese alla elezioni del 1945 (26,2% nell'ottobre) e del 1946 (25,9% nel giugno, 28,3% nel novembre), ed entrò nel governo del Tripartismo, la coalizione di governo composta dai tre principali partiti francesi: il PCF, il Movimento Repubblicano Popolare (MRP) e la Sezione Francese dell'Internazionale Operaia (SFIO). La coalizione, formata tra 1946 e 1947, tentò di introdurre riforme sociali e misure stataliste. Tuttavia, tra le preoccupazioni interne alla Francia e all'estero circa la portata dell'influenza comunista, il PCF venne escluso in seguito alla crisi del maggio 1947 e politicamente isolato, pur mantenendo un forte legame con l'Unione Sovietica. Sotto le pressioni di Mosca, il PCF si distanziò ulteriormente dagli altri partiti francesi e si concentrò sulle manifestazioni e scioperi all'interno della propria base elettorale sindacale. Per il resto della Quarta Repubblica francese, il PCF guidato da Maurice Thorez e Jacques Duclos, rimase politicamente isolato, continuando ad adottare una linea stalinista, e nonostante tutto mantenendo un supporto elettorale consistente.

A seguito dell'invasione sovietica dell'Ungheria del 1956 e della sua approvazione da parte del PCF, il partito fu al centro di aspre polemiche. Alle politiche del 1958 i comunisti francesi scesero al 19,2%, perdendo il 6,7%. A causa del mancato accordo con i socialisti nel quadro del passaggio dal sistema elettorale proporzionale a quello maggioritario, il PCF ottenne appena 10 deputati, contro i 150 uscenti. Nonostante il suo conservatorismo morale negli anni 1930 e 1960, il PCF è stato il partito più femminile in Francia per tutto il XX secolo. Impegnato per il diritto di voto delle donne fin dagli anni venti, nel 1946 elesse diciassette delle prime trentatré deputate. Nel 1956, le donne all'Assemblea nazionale erano solo diciannove, ma quindici erano comuniste.[6]

1958-2001: ruolo durante la Quinta Repubblica, Eurocomunismo e partecipazione alla Presidenza Mitterrand

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Sebbene il PCF si fosse opposto alla formazione da parte di de Gaulle della Quinta Repubblica francese nel 1958, gli anni successivi videro un riavvicinamento del partito con le altre forze della sinistra e un rafforzamento del peso politico del partito all'interno del Parlamento francese. Con Waldeck Rochet come nuovo segretario generale, il PCF supportò la candidatura di François Mitterrand alla presidenza francese nel 1965, che però non ebbe successo.

Successivamente il PCF si avvicinò al Partito Socialista francese, siglando patti elettorali che permisero al partito di salire, nel 1967, al 22,5% e di eleggere ben 73 deputati. Dopo avere condannato l'intervento sovietico a Praga e dopo le proteste studentesche e gli scioperi del maggio 1968, il partito supportò gli scioperi condannando allo stesso tempo i movimenti studenteschi rivoluzionari. Dopo considerevoli perdite di consensi elettorali nelle successive elezioni parlamentari, il PCF nominò Georges Marchais come leader del partito, e nel 1973 entrò nell'alleanza del "Programma comune" con il ricostituito Partito Socialista (PS) di Mitterrand. Negli anni '70, il PCF guidato da Marchais, si avvicinò alla linea dell'Eurocomunismo, elaborata assieme al leader del Partito Comunista Italiano (PCI), Enrico Berlinguer, e del Partito Comunista di Spagna, Santiago Carrillo.

Negli anni 1980 il PCF, che partecipò al governo delle sinistre nel 1981-84, durante la presidenza Mitterrand, vide calare i suoi consensi sotto il 10%. Il crollo dell'Unione Sovietica (1989-1991) contribuì poi ad aggravare la crisi.

Con Robert Hue (segretario dal 1994 al 2001 e presidente dal 2001 al 2002) e anche in seguito il PCF riapre il dialogo con il Partito Socialista. Dopo il successo alle elezioni legislative del 1997 e la partecipazione al governo di Lionel Jospin, il Partito tornò a calare nei suoi consensi e nella sua forza organizzata.

Dal 2001 a oggi - il crollo nei consensi

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Alle elezioni presidenziali francesi del 2002, che videro lo scavalcamento del candidato socialista Lionel Jospin da parte del Front National di Le Pen, con i quattro candidati dei diversi partiti della sinistra comunista/trotskista (Parti des Travailleurs allo 0,47%, Lotta Operaia allo 5,72%, Lega Comunista Rivoluzionaria al 4,25% e ovviamente il PCF al 3,37%) hanno raggiunto circa il 15% dei consensi, l'1% di meno rispetto al Partito Socialista Francese.

Nel referendum contro la Costituzione europea del 29 maggio 2005 il PCF si è schierato nel fronte del "No" (di sinistra, differenziando il proprio NO, che derivava da una matrice sociale, da quello della destra euroscettica), che ha raggiunto il 55% dei voti bocciando il TCE.

 
Manifestazione del PCF a Parigi nel 2012

Nelle elezioni presidenziali del 2007 la sinistra radicale e alternativa francese si è presentata estremamente divisa, con più di cinque candidati, ottenendo un magrissimo risultato. In particolare il PCF aveva presentato come candidata la segretaria del partito Marie-George Buffet, ottenendo l'1,97% dei voti: il minimo storico per il PCF.

Alle politiche del 2007, il PCF ha ottenuto il 4,3% dei voti, perdendo lo 0,5%, ed eleggendo 15 deputati, 6 in meno rispetto al 2002.

Nel 2009 il PCF subisce la scissione operata dall'ex presidente del partito Robert Hue, che fonda il Movimento dei Progressisti.

Alle elezioni presidenziali del 2012 il PCF appoggia il candidato del Fronte di Sinistra Jean-Luc Mélenchon, che ottiene l'11.1% dei consensi, collocandosi quarto.[8]

In occasione delle elezioni legislative del 2017 sono eletti sotto le insegne del PCF 10 deputati; altri due deputati sono invece eletti all'interno di La France Insoumise. Gli eletti del PCF aderiscono al Gruppo della Sinistra democratica e repubblicana al quale si iscrivono altri sei deputati.

Il 13 dicembre 2018, Cécile Cukierman e Ian Brossat sono stati nominati portavoce del partito.[9]

Durante le elezioni municipali del 2020, il PCF ha guadagnato eletti, grazie ad alleanze,[10] beneficiando dell’indebolimento del PS dopo le elezioni presidenziali, inoltre il nelle successive elezioni senatoriali il gruppo comunista è passato da dodici a quattordici senatori. Tuttavia, ha perso una dozzina di città di medie e grandi sia al di fuori dell'Île-de-France, che al suo interno, nella cosiddetta "cintura rossa" delle Banlieue.[11]

Il 20 novembre 2023 Pierre Laurent è sostituito da Fabien Roussel alla guida del partito.[9]

Alle elezioni presidenziali del 2022 a seguito di una consutazioni interna[12] candida il deputato e segretario Fabien Roussel, che ottiene il 2,28% dei voti, non accedendo al secondo turno. Al ballottaggio il partito invita a votare per evitare che Marine Le Pen diventi presidente, senza però nominare esplicitamente Macron.

Alle elezioni legislative dello stesso anno il PCF aderisce alla NUPES, coalizione delle principali forze di sinistra francesi, guidata da Mélenchon. La coalizione arriva seconda: vengono eletti 12 deputati comunisti che aderiscono insieme ad altri 10 deputati di sinistra eletti nei territori d'oltremare al Gruppo della Sinistra democratica e repubblicana, che forma parte dell'intergruppo parlamentare della NUPES.

Alle elezioni europee del 2024 il PCF guida la lista Gauche unie pour le monde du travail con altre forze politiche minori alleate, che ottiene il 2,36%, percentuale al di sotto della soglia di sbarramento, non riuscendo a eleggere eurodeputati.

Alle elezioni legislative del 2024, convocate da Macron dopo i risultati delle europee, PCF prende parte al Nouveau Front Populaire insieme al partito di Mélenchon, al Partito Socialista, a Place publique e a gli Ecologisti e che raccoglie il 28,06% al primo turno e il 25,68%al secondo; con 178 deputati eletti il NFP risulta essere la prima coalizione davanti a Ensemble di Macron e al Rassemblement National di Le Pen mentre il PCF elegge 9 parlamentari.

Direzione

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Il segretario nazionale è il massimo dirigente del PCF dal 1994 (XXVIII Congresso). In precedenza la funzione era quella di segretario generale (posizione creata nel 1924, abolita nel 1928 e ripristinata nel 1935).

Titolo Nome Mandato Note
Segretario generale Ludovic-Oscar Frossard
 
4 gennaio 1921 1º gennaio 1923
Segretari generali ad interim
Louis Sellier e Albert Treint: 21 gennaio 1923 – 23 gennaio 1924
Segretario generale Louis Sellier
 
23 gennaio 1924 1º luglio 1924
Pierre Semard
 
8 luglio 1924 8 aprile 1929
Segreteria collettiva
Henri Barbé, Pierre Celor, Benoît Frachon, Maurice Thorez: 8 aprile 1929 – 18 luglio 1930
Segretario generale Maurice Thorez
 
18 luglio 1930 17 maggio 1964 Presidente del partito dal 17 maggio all'11 luglio 1964, data della sua morte
Posizione provvisoria a causa dello stato di salute di Maurice Thorez e della sua partenza per l'URSS
Jacques Duclos: 17 giugno 1950 – 10 aprile 1953
Segretario generale Waldeck Rochet
 
17 maggio 1964 17 dicembre 1972 Vicesegretario generale dal 14 maggio 1961 al 17 maggio 1964
A causa dello stato di salute di Waldeck Rochet, assunse il titolo di vicesegretario generale l'8 febbraio 1970
Georges Marchais: giugno 1969 – 17 dicembre 1972
Segretario generale Georges Marchais
 
17 dicembre 1972 29 gennaio 1994 Vicesegretario generale dal 14 maggio 1961 al 17 maggio 1964
Segretario nazionale Robert Hue
 
29 gennaio 1994 28 ottobre 2001 Segretario nazionale (modifica dello statuto del XXVIII Congresso) fino al 28 ottobre 2001
Presidente

Segretario nazionale
Robert Hue

Marie-George Buffet
 
 
28 ottobre 2001 8 aprile 2003 Nel 2001, Robert Hue ha creato un tandem[non chiaro] con Marie-George Buffet, diventando lui presidente del PCF e lei segretario nazionale. Questo tandem è rimasto fino al 2003.
Segretario nazionale
Marie-George Buffet
 
9 aprile 2003 20 giugno 2010 Dopo l'uscita di scena di Robert Hue, è stata l'artefice dell'abolizione della carica di presidente del PCF, sostituita dalla carica di presidente del consiglio nazionale del partito.
Pierre Laurent
 
20 giugno 2010 25 novembre 2018 Durante il XXXVIII Congresso, un mese dopo essere stato sconfitto tramite una votazione dei membri, ha lasciato la segreteria nazionale per diventare presidente del consiglio nazionale, gli è succeduto Fabien Roussel.[13][14]
Fabien Roussel
 
25 novembre 2018 in carica

Candidati alle elezioni presidenziali

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Prima del 1958 il presidente della Repubblica veniva eletto dai deputati e dai senatori, riuniti nella «Assemblée nationale» (III République) o nel «Parlement» (IV République). Il 21 dicembre 1958 è stato eletto da un collegio di 80.000 grandi elettori. La revisione costituzionale del 1962, durante la Quinta Repubblica ha instaurato l'elezione del presidente della Repubblica a suffragio universale diretto.

  • 1924, Zéphirin Camélinat, 84 anni, deputato, ottiene 21 voti (il 2,44% dei suffragi).
  • 1931, Marcel Cachin, 61 anni, deputato, ottiene 11 voti (l'1,23% dei suffragi).
  • 1932, Marcel Cachin, 62 anni, deputato, ottiene 8 voti (lo 0,96% dei suffragi).
  • 1939, Marcel Cachin, 69 anni, senatore, ottiene 74 voti (lo 8,07% dei suffragi).
  • 1953, Marcel Cachin, 84 anni, deputato a vita, ottiene 113 voti (il 12,12% dei suffragi).
  • 1958, Georges Marrane, 70 anni, senatore-sindaco di Ivry-sur-Seine, ottiene 10 355 voti (il 12,74% dei suffragi).
  • 1965, i comunisti sostengono la candidatura di François Mitterrand, partecipavano allora alla Convention des institutions républicaines.
  • 1969, Jacques Duclos, 72 anni, senatore, ottiene 4 808 285 voti (il 21,27% dei suffragi).
  • 1974, i comunisti sostengono la candidatura di François Mitterrand, socialista.
  • 1981, Georges Marchais, 60 anni, deputato, ottiene 4 456 922 voti (il 15,34% dei suffragi).
  • 1988, André Lajoinie, 58 anni, deputato, ottiene 2 056 261 voti (il 6,8% dei suffragi).
  • 1995, Robert Hue, 48 anni, sindaco, ottiene 2 632 460 voti (l'8,65 % dei suffragi).
  • 2002, Robert Hue, 55 anni, deputato europeo, ottiene 960 480 voti (il 3,37% dei suffragi).
  • 2007, Marie-George Buffet, 58 anni, deputata, ottiene 707 268 voti (l'1,93% dei suffragi).
  • 2012, i comunisti sostengono la candidatura di Jean-Luc Mélenchon, 61 anni, eurodeputato, ottiene 3 984 822 voti (l'11,10% dei suffragi).
  • 2017, i comunisti sostengono la candidatura di Jean-Luc Mélenchon, 66 anni, eurodeputato, ottiene 7 059 951 voti (il 19,58% dei suffragi).
  • 2022, Fabien Roussel, 52 anni, deputato, ottiene 802 615 voti (il 2,28% dei suffragi).

Parlamentari

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Deputati 1993-1997

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Deputati 2002-2007

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Al gruppo aderiscono due deputati eletti come DVG: Jean-Pierre Brard e Jacques Desallangre.

Deputati 2017 - 2022

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Alain Bruneel, Marie-George Buffet, André Chassaigne, Pierre Dharréville, Jean-Paul Dufrègne, Elsa Faucillon, Sébastien Jumel, Jean-Paul Lecoq, Fabien Roussel, Hubert Wulfranc, Stéphane Peu e Bénédicte Taurine.

Al gruppo aderiscono tre deputati di Divers gauche (l'indipendente Bruno Nestor Azerot, Huguette Bello di Pour La Réunion e Gabriel Serville del Partito Socialista Guyneano), due regionalisti (Moetai Brotherson di Tavini Huiraatira e Jean-Philippe Nilor del Movimento Indipendentista Martinicano) e Stéphane Peu, eletta con La France Insoumise (Taurine aderisce invece al gruppo di FI).

Simboli

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Stampa comunista in Francia

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  1. ^ Parties and elections in Europe, su parties-and-elections.eu. URL consultato il 12 luglio 2024.
  2. ^ https://www.la-croix.com/France/Politique/Elections-europeennes-PCF-entre-campagne-2019-02-05-1201000272?id_folder=1200899534&from_univers=lacroix&position=7
  3. ^ (FR) Législatives : la tension monte d’un cran entre PCF et France insoumise | L'Humanité, su www.humanite.fr, 4 maggio 2017.
  4. ^ (FR) Les primaires à gauche au banc d'essai, su L'Express, 17 giugno 2011.
  5. ^ Vietnam - Ho Chi Minh and the Communist Movement, su countrystudies.us.
  6. ^ a b c (FR) Julian Mischi, Il y a cent ans naissait un parti authentiquement populaire, su Le Monde diplomatique, 1º dicembre 2020. URL consultato il 3 marzo 2023.
  7. ^ (FR) En France, seuls les communistes, deux députés et quelques journalistes ont combattu l'accord, in Le Monde.fr, 30 settembre 1968. URL consultato il 3 marzo 2023.
  8. ^ Les candidats du 1er tour ont donné leurs consignes de vote - Libération, su liberation.fr. URL consultato il 3 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2012).
  9. ^ a b (FR) Loire : la sénatrice Cécile Cukierman nommée porte-parole du PCF - France Bleu, su ici par France Bleu et France 3, 14 dicembre 2018. URL consultato il 3 settembre 2024.
  10. ^ (FR) Municipales 2020 : à gauche, le socialisme a de beaux restes, in La Croix, 29 giugno 2020. URL consultato il 3 settembre 2024.
  11. ^ (FR) Municipales 2020 : dans la banlieue rouge, le Parti communiste entre défaite et réconquête, su France 3 Paris Ile-de-France, 29 giugno 2020. URL consultato il 3 settembre 2024.
  12. ^ (FR) Présidentielle 2022 : Fabien Roussel, candidat pour le Parti communiste, 9 maggio 2021. URL consultato il 3 settembre 2024.
  13. ^ (FR) Pierre Laurent, la fin du serein, in Libération, 22 novembre 2018. URL consultato il 29 giugno 2023.
  14. ^ (FR) Les communistes changent de tête [collegamento interrotto], in Libération, 21 novembre 2018. URL consultato il 29 giugno 2023.

Bibliografia

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  • Dominique Andolfatto, PCF: de la mutation à la liquidation. Paris, Le Rocher, 2005.
  • Yves Santamaria, Histoire du Parti communiste français, Paris, La Découverte, Coll. Repères, 1999.
  • Marc Lazar, Stéphane Courtois, Histoire du parti communiste français. Paris: PUF, 1995. 437 p.
  • Guy Konopnicki, 1920/2020 Vive le centenaire du PCF. Paris, Libres/Hallier, 1979.
  • Cahiers d'histoire n 13 sur l'année 1947 PCF et société corse Paris, 1983.
  • Cahiers d'histoire n 14 le pcf 1938-1941, Paris, 1983.
  • Cahiers d'histoire n 17 viet nam pcf 1939-1944, Paris, 1984.
  • Philippe Robrieux, Histoire intérieure du Parti communiste (4 tomes), Paris, Fayard, 1980-1984.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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