Semiotica plastica e figurativa

In semiotica con i termini semiotica plastica e figurativa facciamo riferimento a due linguaggi che rivelano una doppia natura significativa dell’immagine. Da una parte l’immagine significa a partire da percezioni di carattere prettamente culturale, dall’altra può essere portatrice di ulteriori significati che hanno a che fare con i suoi tratti specificatamente visivi, o seguendo una terminologia francese plastici. I due linguaggi sono stati studiati e approfonditi in primis dal semiotico e linguista Algirdas Julien Greimas, in particolare nel saggio "Semiotica plastica e semiotica figurativa".

Introduzione

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Semiotica del visibile.

A partire da una teoria del visivo "ben lontana dall'essere elaborata"[1], Greimas inizia a stilare i punti cardine della semiotica visiva, facendo luce sulla duplice lettura di un'immagine a partire da due linguaggi distinti ma correlati.

Linguaggio figurativo

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Il linguaggio figurativo consente di riconoscere gli oggetti del mondo in una qualsiasi immagine: forme, colori e materiali in essa contenuti significano perché tendono a rappresentare qualcosa del mondo che già conosciamo. Il piano figurativo ha a che fare con il modo in cui si percepisce la realtà esterna. La percezione a cui si fa riferimento non è però puramente legata all'apparato sensoriale, quanto al modo in cui ogni soggetto che percepisce è situato in un certo ambiente storico-culturale. La visione non è un'operazione naturale, ma dipende da una serie di codici sociali che la trascendono, e che sono tanto arbitrari quanto condivisi. Greimas, in riferimento ad un'opera figurativa, la definisce costituita di formanti figurativi, cioè di tratti che consentirebbero il riconoscimento di ciascuna figura, che è in quanto tale produttrice di significato. Sono questi che devono dare avvio all’analisi figurativa.[2]

È bene fare una distinzione tra figurativo e figurale. Entrambi possono considerarsi modi di figurazione e, come scrive Greimas, "dal punto di vista epistemologico, questi due modi partecipano di una correlazione che iscrive il figurale come costante e il figurativo come variabile".[3] Nella tabella accanto è possibile farsi un'idea della distinzione tra figurale, figurativo e iconico (sottolivelli della figuratività), che non è da limitare solo al sistema delle immagini, ma a qualsiasi altro sistema semiotico, compreso il linguaggio verbale; infatti "nella costituzione del piano dei significati verbali è sempre presente una componente visiva, i cosiddetti semi figurativi, che contribuiscono alla produzione degli effetti di senso delle parole, non appena queste vengono inserite nei loro concreti contesti linguistici".[4] Ecco perché i sottolivelli figurale, figurativo e iconico sono presenti anche nel linguaggio verbale.

Linguaggio plastico

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Quando si parla di piano plastico dell’immagine si fa riferimento a un linguaggio secondo, dotato di un suo piano dell'espressione e di un suo piano del contenuto, dunque un linguaggio a tutti gli effetti che si può relazionare con quello figurativo. Grazie al linguaggio plastico e ai suoi formanti plastici (comparabili ma distinti dai formanti figurativi)[5], possiamo ad esempio dare un significato alle immagini della pittura astratta, immagini che non hanno un piano figurativo, pur avendo un senso, e che solo il linguaggio plastico può garantire.

In seguito o in sostituzione all'analisi figurativa (a seconda della densità figurativa dell'immagine), si può utilizzare l'analisi plastica che concerne nell'individuazione di tre categorie plastiche fondamentali:

  • Topologiche: distribuzione degli elementi nello spazio: alto/basso; destra/sinistra; periferico/centrale; circoscrivente/circoscritto.
  • Eidetiche: forme (in senso geometrico: circolari, quadrate, ellittiche); linee (curva, retta, spezzata, continua) e contorni (frastagliato, netto).
  • Cromatiche, suddivise in: colori (radicali cromatici: rosso, giallo, verde, blu; acromatici: bianco, nero, grigio; semicromatici: marrone); saturazione (quantità di bianco); valore (luminosità, ovvero la quantità di luce).
 
Segnale stradale di coda

Analizzando l'immagine qua riportata possiamo evidenziare i due livelli semiotici di significazione: figurativo e plastico.

All'interno del testo a livello figurativo si distinguono una serie di macchine stilizzate di diverse dimensioni. Ciò evidenzia che l'immagine in questione fa parte della segnaletica del linguaggio stradale ed è traducibile in un significato portatore di un messaggio condiviso e leggibile quale il traffico stradale. Dal punto di vista plastico invece l'immagine è centrale ed è circoscritta da una cornice (categoria topologica). La forma dell'immagine è rettangolare e in essa prevalgono linee continue e un contorno netto; inoltre si trovano forme più grandi in basso che si rimpiccioliscono nella parte più alta (categoria eidetica). Infine vi è una prevalenza dei colori acromatici bianco e nero (categoria cromatica).

Volendo riportare, invece, un esempio circa la nozione di figurale possiamo citare Nicola Dusi che nel suo "Contromisure: trasposizioni e intermedialità" si occupa del concetto di organizzazione figurale nell'ambito della traduzione di contenuti mediali. Secondo Dusi un personaggio non è caratterizzato solo da proprietà necessarie (come sostiene Eco), ma da una serie di caratteristiche parzialmente indeterminate che si potranno o meno specificare nelle traduzioni intersemiotiche e intermediali. Per Eco (2003) l'esplicitazione invece è un obbligo negli adattamenti. L'esempio che prendiamo in considerazione riguarda il personaggio di Achab nel celebre racconto "Moby Dick". Se nel romanzo non è fondamentale specificare quale sia la gamba di legno di Achab, nella trasposizione cinematografica è d'obbligo compiere una scelta. L'esplicitazione della gamba non è però necessaria al fine di identificare il personaggio, che verrà riconosciuto a prescindere che la sua gamba di legno sia la destra o la sinistra.

Bibliografia

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Voci correlate

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