Thysanolaena latifolia
Thysanolaena latifolia | |
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Thysanolaena latifolia | |
Stato di conservazione | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Monocotiledoni |
(clade) | Commelinidi |
Ordine | Poales |
Famiglia | Poaceae |
Sottofamiglia | Panicoideae |
Tribù | Thysanolaeneae C.E.Hubb, 1934 |
Genere | Thysanolaena Nees, 1835 |
Specie | T. latifolia |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Sottoregno | Tracheobionta |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Liliopsida |
Sottoclasse | Commelinidae |
Ordine | Cyperales |
Famiglia | Poaceae |
Genere | Thysanolaena |
Specie | T. latifolia |
Nomenclatura binomiale | |
Thysanolaena latifolia (Roxb. ex Hornem.) Honda, 1930 |
Thysanolaena latifolia (Roxb. ex Hornem.) Honda, 1930 è una pianta angiosperma monocotiledone appartenente alla famiglia delle Poacee[1] (sottofamiglia Pooideae).[2] È l'unica specie del genere Thysanolaena Nees, 1835[3] e della tribù Thysanolaeneae C.E.Hubb, 1934.[4][5][6]
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]Il nome generico (Thysanolaena) deriva da due parole greche "thysanos" (= frange) e "chlaena" (= mantello). Il lemma di queste piante è marcatamente cigliato.[7] L'epiteto specifico (latifolia) indica delle foglie particolarmente larghe.[8]
Il nome scientifico della specie è stato definito dal botanico giapponese Masaji Honda (1897-1984) nella pubblicazione "Journ. Fac. Sc. Tokyo, Sect. III. Bot. iii. 312" del 1930.[2] Il nome del genere è stato definito dal botanico, entomologo e fisico tedesco Christian Gottfried Daniel Nees von Esenbeck (Reichelsheim, 14 febbraio 1776 – Breslavia, 16 marzo 1858) nella pubblicazione "Edinburgh New Philosophical Journal. Edinburgh" (Edinburgh New Philos. J. xviii. 180.) del 1835.[3] Il nome della tribù è stato definito dal botanico britannico Charles Edward Hubbard (1900 – 1980) nella pubblicazione "Fam. Fl. Pl. 2: 222. 20" del 1934.[4]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Portamento
[modifica | modifica wikitesto]Il portamento delle specie di questo gruppo in genere è cespitoso con una altezza massima di 2 - 4 metri. La forma biologica è emicriptofita cespitosa (H caesp), sono piante erbacee, bienni o perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e presentano ciuffi fitti di foglie che si dipartono dal suolo. I culmi, spesso arcuati, non sono ramificati. Il ciclo fotosintetico di queste piante è di tipo C3.[6][9][10][11][12][13][14][15]
Foglie
[modifica | modifica wikitesto]Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie-incrociate. Possono essere presenti dei pseudopiccioli.
- Guaina: la guaina è abbracciante il fusto; la superficie è liscia.
- Ligula: le ligule sono membranosa; la membrana è sfrangiata oppure termina con una frangia di peli; la ligula è tronca. Lunghezza: 1 – 2 mm.
- Lamina: la lamina ha delle forme generalmente lineari (lanceolate-oblunghe) e piatte; le lamine sono disarticolanti; la consistenza è coriacea. Dimensioni delle foglie: larghezza 3 – 7 cm; lunghezza 40 cm.
Fiori
[modifica | modifica wikitesto]- Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, ascellari e terminali, in genere sono ramificate (1 - 3 rami per nodo) e sono formate da alcune spighette ed hanno la forma di una pannocchia aperta o contratta. I rami hanno un portamento rilassato e diffuso. Lunghezza della pannocchia: 60 cm.
- Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, pedicellate e compresse lateralmente o dorsoventralmente, sottese da due brattee distiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore), sono formate da due fiori (quello superiore è bisessuale; mentre il fiore inferiore è ridotto ad un lemma sterile). Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla sotto le glume. Lunghezza delle spighette: 1,5 - 1,8 cm. Pedicelli lunghi 2 mm.
- Glume: le glume, più o meno uguali e con forme ovato-lanceolate, sono membranose eventualmente con bordi ialini, con o senza barbe; sono più corte della spighetta (1/5 - 1/4 della lunghezza della spighetta).
- Palea: la palea, eventualmente carenata (o bicarenata), è membranosa con o senza barbe.
- Lemma: il lemma, con forme lanceolate, è membranoso eventualmente con bordi ialini o precisi, con o senza barbe.
I fiori fertili sono attinomorfi formati da 3 verticilli: perianzio ridotto, androceo e gineceo.
- *, P 2, A (1-)3(-6), G (2–3) supero, cariosside.
- Il perianzio è ridotto e formato da due lodicule, delle squame traslucide, poco visibili (forse relitto di un verticillo di 3 sepali). Le lodicule hanno una consistenza carnosa.
- L'androceo è composto da 3 stami ognuno con un breve filamento libero, una antera sagittata e due teche. Le antere, marroni e lunghe 0,5 – 1 mm, sono basifisse con deiscenza laterale. Il polline è monoporato.
- Il gineceo è composto da 3-(2) carpelli connati formanti un ovario supero. L'ovario, glabro, ha un solo loculo con un solo ovulo subapicale (o quasi basale). L'ovulo è anfitropo e semianatropo e tenuinucellato o crassinucellato. Lo stilo, breve, è unico con due stigmi in genere piumosi.
Frutti
[modifica | modifica wikitesto]I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti, con forme oblunghe (0,5 mm), nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è puntiforme. L'embrione è provvisto quasi sempre di epiblasto ha un solo cotiledone (allungato) altamente modificato (scutello con fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia si sovrappongono.
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo. La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria).
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]Questa specie è diffusa nell'Asia tropicale e subtropicale.[1]
Gli habitat tipici per questa pianta sono le valli tra rocce, i boschetti (margini dei boschi), i prati aperti e le sponde dei fiumi.
Tassonomia
[modifica | modifica wikitesto]La famiglia delle Poacee comprende circa 800 generi e oltre 9.000 specie[12][16]. È una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni. La famiglia è suddivisa in 12 sottofamiglie, la tribù Thysanolaeneae fa parte della sottofamiglia Panicoideae.[6][9]
Filogenesi
[modifica | modifica wikitesto]All'interno della famiglia Poaceae la sottofamiglia Panicoideae appartiene al clade "PACMAD" (formato dalle sottofamiglie Aristidoideae, Arundinoideae, Micrairoideae, Danthonioideae, Chloridoideae e Panicoideae). Questo clade con il clade BEP (formato dalle sottofamiglie Ehrhartoideae, Bambusoideae e Pooideae) forma un "gruppo fratello" (il clade BEP a volte è chiamato clade "BOP" in quanto la sottofamiglia Ehrhartoideae a volte è chiamata Oryzoideae). La sottofamiglia di questa voce, nell'ambito del clade "PACMAD", a parte la sottofamiglia Aristidoideae in posizione "basale", forma un "gruppo fratello" con il resto delle sottofamiglie del clade.[6]
Il clade "PACMAD" è un gruppo fortemente supportato fin dalle prime analisi filogenetiche di tipo molecolare. Questo gruppo non ha evidenti sinapomorfie morfologiche con l'unica eccezione dell'internodo mesocotiledone allungato dell'embrione. Questo clade inoltre è caratterizzato, nella maggior parte delle piante, dal ciclo fotosintetico di tipo C4 (ma anche a volte tipo C3).[6]
La tribù Thysanolaeneae fa parte del primo gruppo di tribù che si sono differenziate nell'ambito della sottofamiglia e con la tribù Cyperochloeae forma un "gruppo fratello". In alcuni studi queste due tribù vengono descritte come sottotribù della tribù Centotheceae.[5] In precedenza il genere Thysanolaena era descritto nella tribù Centotheceae.[6]
Sebbene la morfologia della spighetta della specie di questa voce sia superficialmente simile a quella delle Panicoideae s.s., la rachilla si estende come un corto troncone oltre il fiore superiore, un carattere raro nella sottofamiglia.[6]
Il numero cromosomico della specie T. latifolia è: 2n = 24.[6]
Sinonimi
[modifica | modifica wikitesto]Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[15]
- Agrostis maxima Roxb.
- Arundo minutiflora Brongn.
- Melica latifolia Roxb. ex Hornem.
- Myriachaeta arundinacea Zoll. & Moritzi
- Myriachaeta glauca Moritzi ex Steud.
- Neyraudia acarifera (Roxb. ex Hornem.) Conert
- Panicum acariferum Trin.
- Sporobolus gigas (Steud.) Miq.
- Sporobolus scopariu s J.Presl
- Thysanolaena acarifera Arn. & Nees
- Thysanolaena agrostis Nees
- Thysanolaena assamensis Gand.
- Thysanolaena birmanica Gand.
- Thysanolaena malaccensis Gand.
- Thysanolaena maxima (Roxb.) Kuntze
- Thysanolaena sikkimensis Gand.
- Vilfa gigas Steud.
- Vilfa scoparia (J.Presl) Steud.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) Thysanolaena latifolia, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato l'8 ottobre 2024.
- ^ a b The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 5 maggio 2020.
- ^ a b The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 5 maggio 2020.
- ^ a b Indices Nominum Supragenericorum Plantarum Vascularium, su plantsystematics.org. URL consultato il 5 maggio 2020.
- ^ a b Soreng et al. 2017, pag 61.
- ^ a b c d e f g h Kellogg 2015, pag. 271 - pag 287.
- ^ Etymo Grasses 2007, pag. 291.
- ^ Etymo Grasses 2007, pag. 163.
- ^ a b c Judd et al 2007, pag. 311.
- ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 451.
- ^ Motta 1960, Vol. 2 - pag. 346.
- ^ a b Strasburger 2007, pag. 814.
- ^ Pasqua et al 2015, pag. 467.
- ^ eFloras - Flora of China, su efloras.org. URL consultato il 5 maggio 2020.
- ^ a b Kew - GrassBase - The Online World Grass Flora, su powo.science.kew.org. URL consultato il 5 maggio 2020.
- ^ (EN) Accepted Genera of Poaceae, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato l'8 ottobre 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Elizabeth A. Kellogg, The Families and Genera of Vascular Plants, Volume XIII. Flowering Plants. Monocots. Poaceae., St. Louis, Missouri, USA, 2015.
- Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
- Sandro Pignatti, Flora d'Italia., Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
- Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta., Milano, Federico Motta Editore., 1960.
- Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
- G. Pasqua, G. Abbate e C. Forni, Botanica Generale - Diversità vegetale, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2015, ISBN 978-88-299-2718-0.
- Grass Phylogeny Working Group, Phylogeny and Classification of Poaceae (PDF), in Annals of the Missouri Botanical Garden, vol. 88, n. 3, 2001, pp. 373-457. URL consultato il 5 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).
- Jeffery M. Saarela et al., A 250 plastome phylogeny of the grass family (Poaceae): topological support under different data partitions (PDF), in PeerJ, vol. 4299, 2018, pp. 1-71. URL consultato il 5 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2019).
- Robert J. Soreng et al., A worldwide phylogenetic classification of the Poaceae (Gramineae) II: An update and a comparison of two 2015 classifications, in JSE - Journal of Systematics and Evolution, vol. 55, n. 4, 2017, pp. 259-290.
- H. Trevor Clifford & Peter D. Bostock, Etymological Dictionary of Grasses, New York, Springer, 2007.
- F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, ISBN 88-7621-458-5.
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