One Piece Wiki Italia
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Honner era un medico del regno di Lvneel.[1]

Aspetto[]

Era un uomo di media corporatura con corti capelli neri e una corta barba. Indossava una canotta, pantaloni a righe, una bandana e un fazzoletto da marinaio al collo.

Carattere[]

Era generalmente calmo e posato.

Relazioni[]

Montblanc Noland[]

Aveva molta fiducia in Montblanc Noland, infatti, incoraggiò i membri dell'equipaggio a credere nell'ammiraglio.[2]

Forza e abilità[]

In quanto medico, era incaricato di curare e vaccinare i suoi compagni di viaggio.

Storia[]

Passato[]

In un periodo imprecisato divenne un medico.

Seguì Noland nelle sue esplorazioni e assieme al resto dell'equipaggio abbatté gli alberi malati che potevano contagiare.[3]

Quattrocentodue anni prima dell'inizio della narrazione, salpò sulla North Heim da Lvneel.[4] Passati due anni, dopo avere superato tempeste, vortici, mulinelli e avere incontrato anche la neve, alcune vele della nave rimasero danneggiate. Nel frattempo, anche le razioni di cibo finirono, tanto che il cuoco crollò dalla fame, ma a quel punto Noland si tuffò in mare e uccise un mostro marino e disse all'equipaggio che avrebbero fatto una bella frittura, oltre che se si fossero rammolliti troppo sarebbero diventanti una massa d'ottusi.

Il 21 maggio 1122 dell'era Kaien arrivarono quindi su un'isola, dove Honner vide alcuni uccelli volare sopra di loro e suonare una campana, in precedenza udita solamente da Noland, che li aveva condotti fin lì. L'esploratore si addentrò anche se un membro dell'equipaggio gli chiese di aspettare e notò qualcuno disteso a terra. Il ragazzo credendoli degli invasori, si rialzò e corse via nonostante Honner gli urlò di aspettare, ma subito dopo crollò a terra. Vedendolo capì subito che si trattava di febbre del legno all'ultimo stadio, così Noland affermò che ciò significava che quell'isola era devastata da un'epidemia. L'ammiraglio domandò se restasse loro ancora del chinino e Honner rispose che ne avevano ancora un po', così Noland disse a tutti di prenderne una dose e che poi sarebbero andati a dare un'occhiata.

Assunto il chinino, si addentrò nell'isola con l'equipaggio, raggiungendo un villaggio dove le coltivazioni erano completamente devastate e regnava la desolazione. Le case erano piene di moribondi così Noland gridò al ragazzo trovato in precedenza se c'era ancora qualcuno in piedi, intimandogli di parlare e di spiegare cosa fosse successo. Set era riluttante a rivelarglielo, ma gli disse del sacrificio che gli abitanti stavano per fare per placare l'ira di un loro dio che li aveva colpiti con quella piaga.

Noland andò avanti mentre Honner lo seguì insieme al resto dell'equipaggio: ad un tratto sentirono un grande frastuono e si domandarono cos'era accaduto, sperando che l'ammiraglio non fosse coinvolto e domandandosi cosa significasse che qualcuno aveva ucciso il dio. Furono tuttavia catturati dagli Shandia e condotti nei pressi dell'altare sacrificale dove videro che Noland aveva ucciso un serpente gigante e stava difendendo una ragazza da un guerriero. Quest'ultimo spiegò che le loro leggi centenarie imponevano loro di difendere l'isola dagli intrusi. Gli disse poi che non doveva sottovalutare i guerrieri di Shandora e che era colpevole dell'uccisione del dio, motivo per cui non sarebbe bastata la sua morte per ripagarli di quanto fatto, per questo cento dei suoi uomini lo avrebbero seguito nell'espiazione del peccato. Honner ascoltò il dialogo tra i due finché Noland chiese un po' di tempo per purgare il loro villaggio dagli spiriti maligni che vi dimoravano; qualora non vi fosse riuscito, allora avrebbero potuto fare a modo loro.

Calgara replicò che erano tutte sciocchezze e ciò che lo attendeva era solo la morte in quel momento, aggiungendo che stava solamente cercando di scappare. Noland affermò che se fosse riuscito a curare il villaggio e non sarebbe fuggito, allora avrebbero dovuto giurargli che simili barbarie non sarebbero più accadute. A quel punto il capo tribù acconsentì, dandogli tempo fino al tramonto del giorno successivo, cosa che l'esploratore accettò.

Honner e gli altri membri dell'equipaggio furono quindi condotti in una gabbia di legno e quando uno di loro disse che sarebbero morti il giorno successivo, lui gli diede dell'idiota in quanto doveva avere più fiducia nell'ammiraglio. Un altro allora sottolineò che non sapevano nemmeno se su quell'isola ci fosse l'albero di china, così Honner replicò che dovevano crederlo. Altri si rivolsero alla ragazza che stava per venire sacrificata che era rinchiusa in una gabbia vicino alla loro e quando lei domandò chi fosse l'uomo che l'aveva salvata, Honner rispose che era molto famoso come esploratore, oltre ad essere un valente botanico. Aggiunse che aveva viaggiato in tante terre sconosciute sempre alla ricerca di nuove piante, spiegando che erano molti i botanici ad essersi fatti un nome grazie alle esplorazioni e che il progresso sia dovuto a loro. Un altro spiegò alla ragazza che avevano visto il suo lato buono e che non avrebbe mai potuto lasciare le cose così, dicendo che avevano fiducia in lui, oltre al fatto che se si cacciavano in un guaio, lui sarebbe giunto a salvarli.

Il mattino seguente, un violento terremoto scosse l'isola. Quando stava per avvicinarsi il tramonto, Honner vide molti Shandia giungere nei pressi della gabbia dei prigionieri poiché desiderosi di iniziare la cerimonia sacrificale, ma Set si sedette davanti e quando gli dissero di togliersi, il ragazzo affermò che i guerrieri che aveva sempre ammirato avrebbero dovuto onorare la loro parola. Honner rimase colpito da quel gesto. In seguito, sentì molti dell'equipaggio temere per le loro vite e alla sera furono condotti all'altare dove sarebbero stati bruciati vivi. Qui gli Shandia iniziarono la cerimonia battendo i tamburi. Essa fu però interrotta quando Calgara fece ritorno con l'ammiraglio. Honner aiutò quindi a curare gli abitanti somministrando loro il chinino tramite una siringa. Medicò poi Noland dalle ferite riportate.[5]

Si accamparono poi sulla spiaggia con delle tende e dieci giorni dopo,[6] una volta che l'esploratore fu guarito, Calgara disse a quest'ultimo e al suo equipaggio di seguire lui e un gruppo di Shandia in quanto volevano mostrare loro qualcosa. Si addentrarono nella foresta e raggiunsero una città tutta d'oro, Shandora, ottenendo il permesso di prendere tutto ciò che volevano, ad eccezione della campana.

Honner fu quindi testimone della nascita di un'amicizia tra Noland e Calgara. Successivamente visitò una bambina e quando si allontanò le raccomandò di fare attenzione anche se non c'era nulla di cui preoccuparsi. L'equipaggio festeggiò poi con gli Shandia e iniziò a ispezionare l'isola.

Un giorno abbatterono degli alberi che erano stati contagiati dalla febbre del legno. Quello seguente, passato un mese dal loro arrivo a Jaya, fecero ritorno al villaggio degli Shandia dopo un'esplorazione, ma nessuno parlò con loro ed erano tutti corrucciati. Honner sentì Noland domandare loro cosa fossero quelle facce e perché tutti facevano finta di ignorarlo. Set rispose che il motivo era per il fatto che erano estranei al loro mondo e gli riferì che Calgara aveva detto che non voleva più incontrarlo. Il ragazzo gli chiese poi quando avevano intenzione di andarsene, cosa che lo lasciò a bocca aperta. Un membro della ciurma notò che era come se tutto a un tratto avessero deciso di odiarli mentre un altro ipotizzò che forse erano rimasti troppo e gli Shandia si fossero stancati. Un altro allora gridò che era assurdo dato che fino al giorno precedente era felici di stare in loro compagnia, così Noland disse loro di calmarsi e si voltò, dicendo che avrebbero continuato il loro lavoro in quanto c'erano altri posti da controllare nella foresta.

Giunta la sera, mentre era nell'accampamento, Honner sottolineò che la campana non aveva suonato quel giorno e chiese dove fosse l'ammiraglio. Un compagno gli indicò che si trovava su una roccia, così lui lo raggiunse e Noland gli disse che mancavano solamente due giorni per finire l'esplorazione, cosa che Honner gli confermò. L'ammiraglio allora gli chiese di informare tutti che tra tre giorni sarebbero salpati, andando lontano da lì, sottolineando che bisognava farlo prima che qualche marinaio si abituasse troppo alla terraferma. Honner gli confessò che se fosse per lui sarebbe andato via subito, ma Noland gli ricordò che avevano un compito e lo invitò ad andare a dormire.

Il giorno seguente l'esplorazione continuò e, giunta la sera, dopo avere cenato, un compagno disse che l'ammiraglio sembrava triste. Honner affermò che era normale vista la grande amicizia e le circostanze che lo legavano a Calgara. Proseguì sostenendo di non riuscire a capirne il motivo, ma dato che il mattino seguente avrebbero abbandonato l'isola, era meglio non infastidire gli indigeni, sottolineando inoltre che anche quel giorno la campana non aveva suonato.

Rimase poi a bere guardando la luna anche quando gli altri si addormentarono. Affermò che era triste come festa di addio. A quel punto qualcuno lo chiamò giungendogli alle spalle, cosa che lo spaventò. Vide che si trattava di Musse, la quale chiese se potesse parlargli. Gli spiegò quindi che il motivo dell'improvviso astio degli Shandia era legato all'abbattimento degli alberi consacrati, i quali per centinaia di anni avevano ospitato le anime dei loro antenati che uscivano attirate dal suono della campana per poi fare ritorno. Proseguì rivelandogli che tutti gli antenati che li avevano preceduti dalle vicende di Shandora li avevano sempre protetti anche grazie a quegli alberi e che quella foresta per loro era più preziosa della loro stessa vita. Aggiunse che i guerrieri stavano affilando le loro armi, ma nessuno aveva dimenticato cosa avessero fatto di buono per loro. Honner capì che non c'era da stupirsi che ce l'avevano con loro, così Musse ammise di sapere che non avevano cattive intenzioni e che non potevano sapere delle loro tradizioni, ma la rabbia degli Shandia ormai era divenuta incontenibile. Quello era ciò che voleva dire loro prima che lasciassero l'isola. Lui le rispose che non voleva prendesse ciò che stava per dirle come scusa, ma che glielo avrebbe detto solo per giustificare l'azione dell'ammiraglio: gli alberi della foresta di cui stava parlando erano di fatto tutti morti in quanto la febbre del legno si trasmetteva anche tra le piante, poi all'uomo e anche viceversa, spiegandole che poteva raccontarle di molte isolette completamente distrutte da tali epidemie. Lui le spiegò che Noland sapeva di tutto ciò, per questo aveva usato dei modi rudi per farglielo capire appena sbarcato sull'isola, in quanto cento morti erano solo il preludio dell'epidemia e la strage era stata evitata solo perché l'ammiraglio aveva messo in gioco la sua vita. Rivelò che loro avevano abbattuto molti alberi altrove e dove erano arrivati tardi avevano dovuto tagliarne ancora di più. Se non avessero agito in quel modo, la febbre del legno avrebbe contaminato gran parte della foresta per poi estendersi a tutta la vegetazione dell'isola. Musse rimase attonita e gli chiese se stesse dicendo sul serio, così lui le disse che ormai non doveva avere paura perché il giorno precedente avevano finito di controllare tutta l'isola e che non sapevano dell'importanza di quegli alberi per loro, rammaricandosi perché avrebbero dovuto chiederlo prima. Ammise che era stata un'azione avventata, ma la assicurò che i botanici non distruggevano la vegetazione senza motivo e che Noland non voleva affatto recare offesa ai loro dei, in quanto sapeva ciò che andava fatto e quale fosse il momento più adatto.

Il giorno seguente, salì a bordo della nave con il resto dell'equipaggio per prepararsi alla partenza. Honner rivelò a Noland quanto gli aveva riferito Musse durante la notte. L'ammiraglio ammise di avere compreso, che non avevano scuse e che la collega degli abitanti era comprensibile. Il dottore cercò di fargli pensare alle conseguenze se non lo avessero fatto, ma Noland lo interruppe dicendo che non c'erano scusanti ed era stato imperdonabile. Sottolineò che la campana non era solo il simbolo dell'orgoglio degli Shandia, ma serviva anche per guidare le anime che risiedevano in quegli alberi, i quali non esistevano più. Concluse che non sarebbero mai stati perdonati e gridò a tutto l'equipaggio di ascoltarlo: dovevano restituire tutto l'oro, cosa che lasciò tutti a bocca aperta.

Dopo avere riportato sulla spiaggia quanto trovato a Shandora, tolsero l'ancora e Noland disse agli uomini di andare alle vele per fare rotta prima verso Marijoa, poi nel mare settentrionale e infine avrebbero fatto ritorno a casa, Lvneel. L'equipaggio così esultò. Appena spiegate le vele, però, sentì la campana d'oro suonare.

Dalla spiaggia, Calgara gridò il nome di Noland, che un giorno si sarebbero rivisti e che sarebbe stato lì ad aspettarlo, oltre che avrebbero continuato a suonare la campana per lui; in quel modo la sua nave avrebbe sempre saputo dove trovarli, anche con tempeste ed uragani, e che avrebbero suonato la campana in attesa del suo ritorno. Concluse affermando che si sarebbero incontrati ancora, come dei veri amici, e lo salutò. Honner vide Noland, commosso, inginocchiarsi e domandarsi se sarebbero mai tornati indietro. Sentì poi l'ammiraglio gridare all'amico che lo avrebbero fatto e che si sarebbero rivisti ancora.[7]

La Nort Heim fece quindi ritorno a Lvneel.

Cinque anni dopo, Noland venne convocato dal re per informarlo che Marijoa aveva concesso loro il permesso di entrare nella Rotta Maggiore e che l'esploratore avrebbe condotto la spedizione, ma avrebbero usato la sua caravella e portato il suo esercito al posto del consueto equipaggio.

Sei mesi dopo, Noland venne portato con le mani legate sul patibolo. Egli affermò che sei anni prima, su un'isola della Rotta Maggiore chiamata Jaya, aveva visto una maestosa città tutta d'oro, dichiarando di essere sicuro della sua esistenza. Un uomo venne quindi chiamato a testimoniare la veridicità di tali affermazioni, ma disse che erano tutte frottole. A quel punto Honner e gli altri membri dell'equipaggio di Noland giunsero nella piazza affermando che il testimone non aveva viaggiato con loro e cercarono di avanzare verso il patibolo. Aruyutayan V ordinò quindi di allontanarli: ad essi furono così puntate contro delle lance. Noland fu quindi condannato alla pena capitale che avvenne per decapitazione per i reati di falsità e menzogna nei confronti del re. Ciò avvenne mentre quest'ultimo e quasi tutta la folla ripeterono all'esploratore di essere un bugiardo.

In un periodo imprecisato Honner morì.

Nave[]

Lente Per maggiori informazioni, vedere North Heim

Navigava a bordo della North Heim insieme al resto della spedizione di Noland.

Note

Navigazione[]

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