NipPop Bologna's Reviews > Il monaco del monte Kōya e altri racconti

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Izumi Kyōka è un autore estremamente interessante, perché esprime appieno quello che è il clima di quegli anni fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, i quali rappresentano un momento fondamentale per la storia del Giappone moderno.

Izumi Kyōka è un intellettuale che ha vissuto appieno proprio il turbinio di questo periodo e, in particolar modo, viene oggi in genere ricordato come uno degli autori che hanno espresso al meglio il Romanticismo giapponese.

Siamo nell’epoca Meiji, un'epoca che vede il paese modernizzarsi prendendo ispirazione dall’Europa contemporanea, per quel che riguarda la politica, per quel che riguarda il sistema dell’istruzione e per quel che riguarda anche, ovviamente, la cultura. In questi anni arrivano quindi dall’Europa e da oltreoceano in generale tutta una serie di input, di influssi, che hanno un’importanza fondamentale per la costruzione del Giappone moderno anche sotto il profilo culturale. Arriva il Naturalismo, arriva il Decadentismo, arrivano le Avanguardie, arriva anche il Romanticismo.

Il movimento romantico, ovviamente, assume qui una connotazione particolare, perché il Giappone non ha vissuto chiaramente l’atmosfera dell’Europa che porta poi allo sviluppo del movimento romantico, ma rimane affascinato da alcuni tratti del Romanticismo in un momento in cui si è esaurita la prima fase di grande entusiasmo per la modernizzazione. Infatti, alla fine dell'Ottocento, il Giappone sta entrando in una fase di ripiegamento, che viene avvertita in modo acuto soprattutto dagli intellettuali: c’è un bisogno di recuperare almeno in parte una tradizione culturale e elementi di questa tradizione culturale profondamente radicata nel paese, che si ha la sensazione siano stati messi da parte, siano stati accantonati troppo rapidamente.

E Izumi Kyōka interpreta perfettamente quest’atmosfera, questo sentire e, come anche altri autori suoi contemporanei, trova nel Romanticismo la via per far emergere nella letteratura e nella produzione culturale un elemento più intimo, che fino a quel momento era mancato. E, soprattutto, trova anche quell’input per riscoprire proprio quella tradizione culturale che si temeva di aver perso.

Il monaco del monte Koya, il racconto che dà il titolo a questa raccolta di racconti, è particolarmente interessante da questo punto di vista, perché la tradizione culturale, il passato del Giappone, riemerge nella forma dell’irrazionale e di tutto quel mondo comunque di leggende ammantate nel mistero che la razionalità dominante del mondo moderno si era illusa di poter cancellare.

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