Conscript - Recensione

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La Guerra è il peggiore orrore che si possa immaginare, quindi realizzare un survival horror durante uno dei peggiori conflitti che mente umana ricordi non può che dare vita ad un’esperienza da brividi. Questa esperienza s’intitola Conscript, è stata creata da una sola persona che ama alla follia Resident Evil e Silent Hill… e si vede! Reclute fatevi coraggio, si parte per il fronte e non avete idea di cosa vi attende.

Sviluppatore / Publisher: Jordan Mochi/Catchweight Studio / Team17 Prezzo: 19,99 Euro (PC) 21,99 (Console) Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: +16 Disponibile su: PC (Steam, GoG, Epic Games Store), XboxOne, Xbox Series X|S, PS4, PS5, Switch

Se avete azzeccato al volo la citazione che da il titolo a questo paragrafo vi facciamo i complimenti, siete veri fan di Resident Evil. Anche il buon Jordan Mochi deve esserlo non poco e deve amare anche le pagine di storia più tristi se ha deciso di ambientare il suo personale survival horror nelle lunghe, anguste e pericolose trincee che fecero da teatro alla battaglia di Verdun. Per chi non ne fosse a conoscenza, Verdun è una città della Lorena, dove nel 1916 si svolse uno dei principali e più sanguinosi scontri della Prima Guerra Mondiale.

In questa specifica versione di quel conflitto noi vestiamo i panni di una recluta francese, un Coscritto appunto, che durante la disperata ricerca del fratello scomparso durante la battaglia, sarà testimone di orrori addirittura superiori a quelli che avrebbe mai potuto immaginare. Un dedalo di cunicoli, improvvisati fortini e ampi campi di battaglia costringeranno lui e voi a mettere in atto tutte le tattiche possibili per sopravvivere. I richiami a Resident Evil (in particolare il primo e quarto capitolo) e Silent Hill non arrivano da ambientazioni fantasy farcite di mostri, dimensioni oniriche o esperimenti finiti male, qui l’orrore è più reale e le mostruosità che vi troverete davanti non saranno state create da uno schizzo di virus, bensì dalle atrocità della guerra.

UNA GUERRA NELLA GUERRA IN CONSCRIPT

In realtà non si può parlare di vero e proprio orrore nel senso cinematografico del termine. Conscript punta sul coinvolgimento emozionale del giocatore, gettando nella mischia un bel po’ di tensione e scontri con nemici diversi da mostri e zombie ma comunque altrettanto inquietanti e pericolosi. Uscirne vivi non è semplice quanto possa sembrare e richiede un minimo di pianificazione. Questo perché a differenza di altri giochi simili qui non avrete a disposizione un arsenale infinito con armi capaci di vomitare centinaia di proiettili al secondo. Inizierete con una semplice pala, lenta nei movimenti e adatta solo a brevi scontri ravvicinati contro un massimo di tre nemici.

La prima arma di cui verrete in possesso è una pala, utile solo per gli scontri ravvicinati e abbastanza fragile. Dopo una ventina di colpi si romperà.

Arriveranno armi più potenti e performanti (che potranno anche essere  potenziate), ma la necessità di caricarne i colpi prima di sparare richiede tempismi differenti che vanno tenuti in considerazione se non si vuole fare una brutta fine. Passata la prima ora diciamo di riscaldamento inizierete a incontrare anche nemici più grossi e resistenti che vi costringeranno ad adottare tattiche diverse, a muovervi lungo il campo di battaglia o far perdere le vostre tracce per poi provare a toglierli di mezzo dimezzando i rischi. In casi estremi si può anche utilizzare un “roll” per evitare gli attacchi nemici, ma questa tecnica così come la corsa sono legate ad una barra della Stamina che si scarica (e ricarica) con discreta lentezza. Tranquilli però, questo non è un Soulslike e anche se inizialmente questo combat system restituisce una sensazione strana, in un certo senso scomoda ai limiti del maldestro, andando avanti ci si accorge di quanto sia perfettamente in linea con il resto del gioco.

I richiami a Resident Evil non arrivano da mostri, dimensioni oniriche o esperimenti finiti male, qui l’orrore è rappresentato dalle atrocità della guerra

Un po’ meno in linea sono alcuni enigmi ambientali, che visto il setting e la tragicità della situazione risultano un po’ forzati. Servono però per dare un minimo di varietà al ritmo del gameplay che altrimenti sarebbe ridotto ad una continua corsa verso la successiva porta aperta e ad una sequela di scontri. Non vogliamo rovinarvi alcune piccole sorprese che incontrerete nel corso dell’avventura, sappiate solo che il buon Jordan Mochi ha inserito nel gioco altri elementi di stampo “residenteviliano”.

BUONA LA PRIMA, MA…

Pensare che un gioco come Conscript sia stato sviluppato da una sola persona ha dell’incredibile. Quello che Jordan Mochi è riuscito a realizzare con la sua passione, un bel po’ di talento, forza di volonta e tanto tempo (la prima bozza di progetto risale al 2017) merita di essere applaudito ben oltre i meriti ludici di Conscript. Oltre ad offrire una nuova e interessante prospettiva al genere, il gioco in questione è anche pregevole dal punto di vista tecnico. Sono le animazioni del protagonista a saltare subito agli occhi per fluidità e precisione, mentre tutto intorno tuonano i colpi di mortaio e risaltano esplosioni realizzate con una tecnica che ricorda i vecchi titoli in FMV.

Quello che Jordan Mochi è riuscito a realizzare con passione, talento, forza di volonta e tempo merita di essere applaudito ben oltre i meriti ludici di Conscript

Il colpo d’occhio è notevole e ricorda neanche troppo vagamente l’ottimo Signalis. Non manca purtroppo qualche neo rappresentato da alcune imprecisioni nelle interazioni con gli oggetti e hitbox dei nemici non sempre impeccabili. I diversi livelli di difficoltà garantiscono un’esperienza soddisfacente per tutti, da chi ha voglia di farsi coinvolgere dalla storia senza penare più di tanto (ma occhio comunque a non rilassarvi troppo) a chi invece preferisce una vera esperienza survival, con scarsità di risorse, poche occasioni di salvataggio e nemici decisamente più tosti da buttare giù.

Le sigarette che troverete in giro sono merce di scambio che potrete usare per acquistare beni di consumo.

A tal proposito è opportuno sottolineare una curva di difficoltà che a livello normale risulta un po’ schizofrenica, con zone fin troppo piene di nemici e scarse di munizioni e viceversa. Spesso fare economia di colpi nei momenti di magra, sfruttando anche gli occasionali rifugi in cui nascondersi, diventa una necessità più che un’opportunità ma se proprio doveste trovarvi nei guai fino al collo potrete sempre abbassare il livello di difficoltà e abilitare alcuni piccoli aiuti. La longevità si assesta sulla media del genere ma la presenza di più livelli di difficoltà, armi ed elementi estetici da sbloccare e finali multipli rende il pacchetto discretamente corposo a fronte di un costo da titolo budget.

In Breve: Un survival horror ispirato ai classici del genere, Resident Evil in primis, ma con un’ambientazione del tutto originale. Le chiare fonti di ispirazione si percepiscono fin dal primo minuto di gioco, cosa che farà felici i fan di vecchia data, ma il forte carattere scenografico e le piccole varianti al gameplay riescono a dare a Conscript una sua dimensione e a renderlo uno dei titoli più interessanti di questa torrida estate.

Piattaforma di Gioco: PC
Configurazione di Gioco: i7-1165G7, 8GB di RAM, GPU integrata, SSD
Com’è, come gira: La struttura labirintica e ristretta dei livelli aiuta non poco il gioco a non tentennare anche nelle fasi un po’ più movimentate ma vanno segnalati problemi riguardanti le interazioni con gli oggetti e alcune hitbox fallate che rendono alcuni scontri più ostici del dovuto. Per il resto si tratta di un titolo di grande atmosfera, dal gameplay classico impreziosito con qualche “innesto” interessante, che può essere giocato anche su macchine piuttosto indietro in termini di potenza, proprio come quella in firma.

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Pro

  • Un survival horror “realistico” ricco di atmosfera. / Tecnicamente propone soluzioni interessanti. / Longevità buona con bonus da sbloccare e finali alternativi

Contro

  • Qualche problemino con le interazioni e le hitbox. / Il combat system richiede un po' di “allenamento”. / Alcuni elementi si potevano sviluppare più a fondo.
8

Più che buono

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