Ettela'at

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Ettela'at
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StatoIran (bandiera) Iran
Linguafarsi
Periodicitàquotidiano
Generestampa nazionale
FondatoreAbbas Massoudi
Fondazione10 luglio 1926
SedeTehran
EditoreAbbas Salehi
Sito webettelaat.com/
 

Ettela'at (in persiano اطلاعات‎, Ettelâ'ât , lett. "Informazione")[1] è un quotidiano in lingua persiana pubblicato in Iran. È tra le pubblicazioni più antiche del paese e il quotidiano iraniano più antico al mondo.[2] Il giornale ha una posizione conservatrice e si concentra su notizie politiche, culturali, sociali ed economiche.[3] Fino alla rivoluzione del 1979, il giornale era associato al suo principale fondatore Abbas Massoudi (1895-1974).[4]

Storia e profilo

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La copertina di Ettela'at sull'ascesa di Ali Khamenei alla presidenza (1981)
Prima pagina di Ettela'at in occasione della Festa della Repubblica Islamica iraniana (1º aprile 1979)
"Firing Squad in Iran", pubblicato da Ettela'at (28 agosto 1979)

Ettala'at fu fondato da Abbas Massoudi nel 1926 come giornale di quattro pagine e vendeva all'epoca quasi 2.000 copie a settimana.[5][6] Durante il regno di Reza Shah la tiratura del giornale era sulle 15.000 copie.[5] All'inizio della seconda guerra mondiale il giornale fu ampliato a otto pagine.[6]

Ettala'at sostenne Shah Mohammad Reza Pahlavi durante il suo regno.[7] Uno dei caporedattori era Hassan Sayyed Javadi, fratello minore di Ali Sayyed Javadi, un altro giornalista di Kayhan, e Ahmad Sayyed Javadi, ex ministro degli interni del governo islamico.[8] Alla fine degli anni '60 l'editore del giornale era Abbas Massoudi, vicepresidente del Senato iraniano.[9]

Il 6 gennaio 1978, fu pubblicato su Ettela'at un articolo che sosteneva che l'Ayatollah Ruhollah Khomeini fosse un agente britannico al servizio del colonialismo.[10] L'articolo metteva anche in discussione le origini iraniane di Khomeini e affermava che aveva vissuto una vita immorale.[11] Il giorno successivo i religiosi della città di Qom protestarono e la polizia chiese loro di disperdersi.[10] Al loro rifiuto la polizia aprì il fuoco causando la morte di circa venti persone. I media iraniani mostrarono un'indignazione che si aggiungeva nel contesto delle tensioni che portarono alla rivoluzione iraniana del 1979.[10][11] Nell'ottobre 1978 durante gli scontri tra le forze imperiali e i rivoluzionari, i giornali Kayhan ed Ettela'at furono censurati.[12]

Dopo la rivoluzione, Ettela'at divenne una pubblicazione sponsorizzata dallo Stato insieme a Kayhan e Jomhouri-e Eslami. Da allora gli editori di questi giornali sono direttamente nominati dalla Guida suprema.[13]

Il 31 gennaio 1979 Kayhan ed Ettela'at annunciarono che Khomeini sarebbe tornato da Parigi il giorno successivo. Il titolo 'Ettela'at fu: "domani mattina alle 9, in visita l'Imam a Teheran". La notizia portò all'afflusso di milioni di persone da diverse città verso Teheran.[14] Nel 1979, il giornale pubblicò una fotografia nota come Firing Squad in Iran, che mostrava militanti curdi giustiziati dalle autorità iraniane. La foto avrebbe poi vinto il Premio Pulitzer nel 1980, attribuito a un "Anonimo"; solo nel 2006 si scoprì che si trattava del fotografo Jahangir Razmi.

  1. ^ Ervand Abrahamian, Storia dell'Iran. Dai primi del Novecento a oggi, Donzelli Editore, 2009, p. 102, ISBN 978-88-6036-369-5.
  2. ^ Parvin, 1998, pp. 58-62.
  3. ^ (EN) Abdolrasoul Jowkar e Fereshteh Didegah, Evaluating Iranian newspapers' web sites using correspondence analysis, in Library Hi Tech, vol. 28, n. 1, 9 marzo 2010, pp. 119–130, DOI:10.1108/07378831011026733.
  4. ^ (EN) Liora Hendelman-Baavur, Creating the Modern Iranian Woman: Popular Culture between Two Revolutions, Cambridge University Press, 7 novembre 2019, p. 61, ISBN 978-1-108-49807-4.
  5. ^ a b (EN) Mushira Eid, The world of obituaries: gender across cultures and over time, Detroit : Wayne State University Press, 2002, p. 52, ISBN 978-0-8143-3655-7.
  6. ^ a b (EN) Camron Michael Amin, Importing “Beauty Culture” Into Iran in the 1920s and 1930s:Mass Marketing Individualism in an Age of Anti-Imperialist Sacrifice, in Comparative Studies of South Asia, Africa and the Middle East, vol. 24, n. 1, 1º maggio 2004, pp. 84, DOI:10.1215/1089201X-24-1-81.
  7. ^ (EN) Ahmad Faroughy, Repression in Iran, in Index on Censorship, vol. 3, n. 4, dicembre 1974, p. 15, DOI:10.1080/03064227408532367.
  8. ^ (EN) Amir Taheri, Leading Iranian Writer Dies in Exile, su english.aawsat.com, 2 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 23 luglio 2021).
  9. ^ (EN) Roham Alvandi, Muhammad Reza Pahlavi and the Bahrain Question, 1968–1970, in British Journal of Middle Eastern Studies, vol. 37, n. 2, agosto 2010, p. 168, DOI:10.1080/13530191003794723.
  10. ^ a b c (EN) Sandra Mackey, The Iranians: Persia, Islam, and the Soul of a Nation, Dutton, 1996, p. 278, ISBN 978-0-525-94005-0.
  11. ^ a b (EN) Mehrzad Boroujerdi e Kourosh Rahimkhani, Postrevolutionary Iran: a political handbook, First edition, Syracuse University Press, 2018, p. 3, ISBN 978-0-8156-3574-1.
  12. ^ (EN) Nicholas M. Nikazmerad, A Chronological Survey of the Iranian Revolution, in Iranian Studies, vol. 13, n. 1-4, 1980, p. 336, DOI:10.1080/00210868008701575.
  13. ^ (EN) Mahmud Farjami, Political Satire as an Index of Press Freedom: A Review of Political Satire in the Iranian Press during the 2000s, in Iranian Studies, vol. 47, n. 2, marzo 2014, p. 233, DOI:10.1080/00210862.2013.860325.
  14. ^ (FA) 11 بهمن ماه 57؛ ۹ صبح فردا، دیدار با امام در تهران یازدهم بهمن ۱۳۵۷ یکی از روزها [11 Bahman 1357, domani mattina alle 9, in visita l'Imam a Teheran], su ghatreh.com (archiviato dall'url originale il 20 febbraio 2017).
  • (EN) Parvin, Nassereddin, EṬṬELĀʿĀT, IX, Encyclopaedia Iranica, 1998, pp. 58-62.

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