Il Genoa rinuncia a buona parte dei suoi stranieri, poiché lasciano il club John Grant, Hans Schmidt e Maxime Surdez, sostituiti da calciatori italiani.
Gli ingaggi più importanti furono quelli dei vercellesi Felice Berardo e di Angelo Mattea; questi ingaggi causarono l'intervento della Federazione che comminò la squalifica del Campo di Marassi, costringendolo a giocare allo Stadium per due turni,[1] e una multa al club. Tra l'altro Mattea rinunciò al trasferimento e rimase con i piemontesi.[2]
Il Genoa esordì in campionato il 4 ottobre contro l'Acqui nella vittoria esterna per 16-0, che risulta la più pesante vittoria esterna nel campionato italiano: essa fu dovuta, oltre al maggior tasso tecnico dei rossoblu, anche al fatto che i piemontesi dovettero affrontare l'intera partita in 9 a causa di alcune irregolarità nel tesseramento di due suoi giocatori.[3]
Il campionato venne interrotto a una giornata dal termine del Girone Finale che il Genoa conduceva a causa dell'entrata in guerra dell'Italia. Il campionato venne assegnato al Grifone dalla FIGC solo al termine del conflitto, nel 1921, poiché era la società che guidava il girone settentrionale della Prima Categoria 1914-1915.[4][5]
La maglia per le partite casalinghe presentava i colori attuali (anche se la dicitura ufficiale era rosso granato e blu) ma a differenza di oggi il blu era posizionato a destra.
La seconda maglia era la classica maglia bianca con le due strisce orizzontali rosso-blu sormontate dallo stemma cittadino.
^L'ultima giornata di campionato non fu giocata a causa dell'entrata in guerra dell'Italia nel conflitto mondiale. Il 23 settembre 1919 alla ripresa delle attività sportive, la FIGC dichiarò il Genoa, primo nella classifica del Girone Finale al momento della sospensione, campione d'Italia per la settima volta.