Canto di David a Saul
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Siedi sovran d’ogni creata cosa;
Tu, per cui tratto io son dal nulla, e penso,
E la mia mente a te salir pur osa;
5Tu, che se il guardo inchini, apresi il denso
Abisso, e via non serba a te nascosa;
Se il capo acccnni, trema l’universo;
Se il braccio innalzi, ogni empio ecco è disperso:
Già sulle ratte folgoranti piume
10Di Cherubin ben mille un dì scendesti;
E del tuo caldo, irresistibil nume
II condottiero d’Israello empiesti:
Di perenne facondia a lui tu fiume,
Tu brando, e senno, e scudo a lui ti festi:
15Deh! di tua fiamma tanta un raggio solo
Nubi-fendente or manda a noi dal polo.
Tenebre e pianto siamo . . .
Chi vien, chi vien, ch’odo e non veggo? Un nembo
Negro di polve rapido veleggia,
20Dal torbid’Euro spinto. —
Ma già si squarcia; e tutto acciar lampeggia
Dai mille e mille, ch’ei si reca in grembo . . .
Ecco, qual torre, cinto
Saúl la testa d’infocato lembo.
25Traballa il suolo al calpestío tonante
D’armi e destrieri:
La terra, e l’onda, e il cielo è rimbombante
D’urli guerrieri.
Saúl si appressa in sua terribil possa;
30Carri, fanti, destrier sossopra ei mesce:
Gelo, in vederlo, scorre a ogni uom per l’ossa
Lo spavento d’Iddio dagli occhi gli esce.
Figli di Ammon, dov’è la ria baldanza?
Dove gli spregj e l’insultar, che al giusto
35Popol di Dio già feste?
Ecco ora il piano ai vostri corpi angusto;
Ecco, a noi messe sanguinosa avanza
Di vostre tronche teste:
Ecco ove mena in falsi iddii fidanza. —
40Ma donde ascolto altra guerriera tromba
Mugghiar repente:
È il brando stesso di Saúl, che intomba
D’Edom la gente.
Così Moab, Soba così sen vanno,
45Con l’iniqua Amalech, disperse in polve:
Saúl, torrente al rinnovar dell’anno,
Tutto inonda, scompon, schianta, travolve . . .
Stanco, assetato, in riva
Del fiumicel natio,
50Siede il campion di Dio,
All’ombra sempre-viva
Del sospirato alloro.
Sua dolce e cara prole,
Nel porgergli ristoro,
55Del suo affanno si duole,
Ma del suo rieder gode;
E pianger ciascun s’ode . . .
Di fior sovr’esso spande:
Qual le man venerande
60Di pianto bagna;
E qual si lagna,
Ch’altra più ch’ella faccia.
Ma ferve in ben altr’opra
Lo stuol del miglior sesso,
65Finchè venga il suo amplesso.
Qui l’un figlio si adopra
In rifar mondo e terso
Lo insanguinato brando:
Là, d’invidia cosperso,
70Dice il secondo: ‘ E quando
Palleggerò quell’asta,
Cui mia destra or non basta? ’
Lo scudo il terzo,
Con giovin scherzo,
75Prova come il ricopra.
Di gioia lagrima
Sull’occhio turgido
Del re si sta;
Ch’ei di sua nobile
80Progenie amabile
È l’alma, e il sa.
Oh bella la pace!
Oh grato il soggiorno,
Là dove hai d’intorno
85Amor sì verace,
Sì Candida fè!
Ma il sol già celasi;
Tace ogni zeffiro;
E in sonno placido
90Sopito è il re . . .
Il re posa, ma i sogni del forte
Con tremende sembianze gli vanno
Presentando i fantasmi di morte.
Ecco il vinto nemico tiranno,
95Di sua man già trafitto in battaglia;
Ombra orribil, che omai non fa danno.
Ecco un lampo, che tutti abbarbaglia . . .
Quel suo brando, che ad uom non perdona
E ogni prode al codardo ragguaglia.—
100Tal non sempre la selva risuona
Del leone al terribil ruggito,
Ch’egli in calma anco i sensi abbandona;
Nè il tacersi dell’antro romito
All’armento già rende il coraggio;
105Nè il pastor si sta men sbigottito,
Ch’ei sa ch’esce a più sangue ed oltraggio.
Ma il re già già si desta:
‘ Armi, armi,’ ei grida.
‘ Guerriero omai qual resta?
110Chi, chi lo sfida? ’
Veggio una striscia di terribil fuoco,
Cui forza è loco — dien le ostili squadre.
Tutte veggio adre — di sangue infedele
L’armi a Israele. — II fero fulmin piomba:
115Sasso di fromba — assai men ratto fugge
Di quel che strugge — il feritor sovrano,
Col ferro in mano. — A inarrivabil volo,
Fin presso al polo, — aquila altera, ei stende
Le reverende — risonanti penne,
120Cui da Dio tenne — ad annullar quegli empj
Che in falsi tempj — han simulacri rei
Fatti lor dei. — Già da lontano io ’l seguo;
E il Filisteo perseguo,
E incalzo, e atterro, e sperdo; e assai ben mostro
125Che due spade ha nel campo il popol nostro.