L'Educazione (Alfieri)
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L’Educazione
Constabit patri quam filius.
Juv. Sat. vii. 187.
‘ ’Strissimo sì, son nuovo celebrante.’
3‘ Dunque voi la direte alla contessa.
Ma come siete dello studio amante?
Come stiamo a giudizio? i’ vo’ informarmi
6Ben ben di tutto, e chiaramente, avante.’
‘ Da chi le aggrada faccia esaminarmi,
So il latino benone: e nel costume
9Non credo ch’uom nessun potrà tacciarmi.’
‘ Questo vostro latino è un rancidume.
Ho sei figli: il contino è pien d’ingegno,
12E di eloquenza naturale un fiume.
Un po’ di pena per tenerli a segno
I du’ abatini e i tre cavalierini
15Daranvi; onde fia questo il vostro impegno.
Non me li fate uscir dei dottorini:
Di tutto un poco parlino, in tal modo
18Da non parer nel mondo babbuini;
Voi m’intendete. Ora, venendo al sodo,
Del salario parliamo. I’ do tre scudi;
21Chè tutti in casa far star bene io godo.’
‘ Ma, signor, le par egli, a me tre scudi?
Al cocchier ne dà sei.’ ‘ Che impertinenza!
24Mancan forse i maestri, anco a du’ scudi?
Ch’è ella in somma poi vostra scïenza?
Chi siete in somma voi, che al mi’ cocchiere
27Veniate a contrastar la precedenza?
’Gli è nato in casa, e d’un mi’ cameriere;
Mentre tu sei di padre contadino,
30E lavorano i tuoi l’altrui podere.
Compitar, senza intenderlo, il latino;
Una zimarra, un mantellon talare,
33Un collaruccio sudi-cilestrino,
Vaglion forse a natura in voi cangiare?
Poche parole: io pago arcibenissimo:
36Se a lei non quadra, ella è padron d’andare.’
‘ La non s’adiri, via, caro illustrissimo:
Piglierò scudi tre di mensuale:
39Al resto poi provvederà l’Altissimo.
Qualche incertuccio a Pasqua ed al Natale
Saravvi, spero: e intanto mostrerolle
42Ch’ella non ha un maestro dozzinale.’
‘ Pranzerete con noi; ma al desco molle
V’alzerete di tavola: e s’intende
45Che in mia casa abiurate il velle e il nolle.
Oh ve’! sputa latin chi men pretende.
Così i miei figli tutti (e’ son di razza)
48Vedrete che han davver menti stupende.
Mi scordai d’una cosa: la ragazza
Farete leggicchiar di quando in quando;
51Metastasio . . . le ariette; ella n’è pazza.
La si va da sè stessa esercitando;
Ch’io non ho il tempo e la contessa meno:
54Ma voi gliele verrete interpretando,
Finchè un altro par d’anni fatti sieno;
Ch’io penso allor di porla in monastero,
57Perch’ivi abbia sua mente ornato pieno.
Ecco tutto. Io m’aspetto un magistero
Buono da voi. Ma, come avete nome? ’
60‘ A servirla, don Raglia da Bastiero.’
Così ha provvisto il nobil conte al come
Ciascun de’ suoi rampolli un giorno onori
63D’alloro pari al suo le illustri chiome.
Educandi, educati, educatori
Armonizzando in sì perfetta guisa,
66Tai ne usciam poscia Italici Signori,
Frigio-Vandala stirpe, irta e derisa.