O figlie di Renata
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
Io non parlo a la pira
De’ fratei, che nè pur la morte unío;
Che di regnar malnata
5Voglia e disdegno ed ira
L’ombre, il cener, le fiamme anco partío.
Ma parlo a voi che pio
Produsse e real seme
In uno istesso seno,
10Quasi in fertil terreno
Nate e nodrite pargolette insieme,
Quasi due belle piante
Di cui serva è la terra, e il cielo amante.
A voi parlo, che, suore
15Del grand’Alfonso invitto,
Avete onde sprezzar Giuno e Dïana,
Ed ogni regio onore
Di quella che ’n Egitto
Più ristrinse co’ suoi legge profana;
20Che se moglie e germana
Offri chioma votiva
Ch’ornò il ciel di faville,
Voti vostri ben mille,
Passando ove sua luce appena arriva,
25Ardon nel primo cielo
Anzi il gran sol d’inestinguibil zelo.
A voi parlo, in cui fanno
Sì concorde armonia
Onestà, senno, onor, bellezza e gloria:
30A voi spiego ’l mio affanno,
E de la pena mia
Narro, e ’n parte piangendo, acerba istoria;
Ed in voi la memoria
Di voi, di me rinnovo;
35Vostri affetti cortesi,
Gli anni miei tra voi spesi,
Qual son, qual fui, che chiedo, ove mi trovo,
Chi mi guidò, chi chiuse,
Lasso! chi m’affidò, chi mi deluse.
40Queste cose, piangendo,
A voi rammento, o prole
D’croi, di regi, glorïosa e grande;
E se nel mio lamento
Scarse son le parole,
45Lagrime larghe il mio dolor vi spande.
Cetre, trombe, ghirlande,
Misero! piango; e piagno
Studi, diporti ed agi,
Mense, logge e palagi
50Ov’or fui nobil servo ed or compagno;
Libertade e salute
E leggi, ohimè! d’umanità perdute.
Da’ nipoti d’Adamo,
Ohimè! chi mi divide?
55O qual Circe mi spinge infra le gregge?
Ohimè! chè in tronco o in ramo
Augel vien che s’annide,
E fèra in tana ancor con miglior legge:
Lor la natura regge,
60E pure e dolci e fresche
Lor porge l’acque il fonte,
E ’l prato e ’l colle e ’l monte
Non infette, salubri e facili esche,
E ’l ciel libero e l’aura
65Lor luce e spira, e lor scalda e ristaura.
Merto le pene; errai:
Errai, confesso; e pure
Rea fu la lingua, il cor si scusa e nega:
Chiedo pietade omai;
70E s’a le mie sventure
Non vi piegate voi, chi lor si piega?
Lasso! chi per me prega
Ne le fortune avverse
Se voi mi sête sorde?
75Deh! se voler discorde
In sì grand’uopo mio vi fa diverse,
In me fra voi l’esempio
Di Mezio si rinnova e ’l duro scempio.
Quell’armonia sì nova
80Di virtù che vi face
Sì belle, or bèi per me faccia concenti,
Sì ch’a pietà commova
Quel signor per cui spiace
Più la mia colpa a me, che i miei tormenti,
85Lasso! benchè cocenti:
Ond’a tanti e sì egregi
Titoli di sue glorie,
A tante sue vittorie,
A tanti suoi trofei, tanti suoi fregi,
90Questo s’aggiunga ancora:
Perdóno a chi l’offese ed or l’adora.
Canzon, virtute è là dov’i’ t’invio:
Meco non è fortuna;
Se fè non hai, non hai tu scorta alcuna.