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JACOPO SANNAZARO
Dolce cantando all’ombra
Tra Dafni e Melibeo
Siede il nostro Androgéo,
E di vaga dolcezza il cielo ingombra,
25Temprando gli elementi
Col suon di novi inusitati accenti.
Quale la vite all’olmo,
Et agli armenti il toro,
E l’ondeggianti biade ai lieti campi,
30Tale la gloria e ’l colmo
Fostù del nostro coro.
Ahi cruda morte, e chi fia che ne scampi,
Se con tue fiamme avvampi
Le più elevate cime?
35Chi vedrà mai nel mondo
Pastor tanto giocondo,
Che cantando fra noi sì dolci rime
Sparga il bosco di fronde,
E di bei rami induca ombra su l’onde?
40Pianser le sante Dive
La tua spietata morte;
I fiumi il sanno e le spelunch’e i faggi;
Pianser le verdi rive,
L’erbe pallide e smorte,
45E ’l sol più giorni non mostrò suoi raggi,
Nè gli animal selvaggi
Usciro in alcun prato,
Nè greggi andâr per monti,
Nè gustâro erbe o fonti:
50Tanto dolse a ciascun l’acerbo fato.
Tal che al chiaro et al fosco
‘ Androgéo, Androgéo ’ sonava il bosco.
Dunque fresche corone
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