Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
GABRIELLO CHIABRERA
Repente s’avvicina!
Ah, che farìa, meschina,
54Se udisse mia sventura?
Foss’ella qui presente,
E suoi caldi sospiri,
57E suoi gravi martiri,
Facesse udir dolente!
Sarìa forse possente
60Quella pena infinita
Ad impetrar pietate;
Onde più lunga etate
63Si darebbe a mia vita.” ’
Qui traboccò doglioso
Dentro del sen marino;
66Ma subito un delfino
A lui corse amoroso.
II destriero squamoso,
69Che avea quel pianto udito,
Lieto il si reca in groppa;
Indi ratto galoppa
72Ver l’arenoso lito.
225 | (Per Giovanni de’ Medici militante nelle Fiandre) |
Che pargoletto ignudo
3Entro il paterno scudo
II riponea la genitrice Alcmena,
E nella culla dura
6Traea la notte oscura.
Quando ecco serpi a funestargli il seno
Insidïosi e rei:
285 |