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FULVIO TESTI
Sol caii e sol graditi
Son gli ombrosi cipressi e gl’infecondi
Platani e i mai non maritati faggi;
Da gli arenosi liti
35Trapiantansi i ginepri ispidi il crine,
Che le delizie ancor stan nelle spine.
II campo, ove matura
Biondeggiava la messe, or tutto è pieno
Di rose e gigli e di viole e mirti.
40La feconda pianura
Si fa nuovo diserto; e ’l prato ameno
Boschi a forza produce orridi ed irti.
Cangia il loco natura;
E del moderno ciel tal’è l’influsso,
45Che la sterilità diventa lusso.
Non son, non son già queste
Di Romolo le leggi, e non fur tali
O de’ Fabrizi o de’ Caton gli esempli.
Ben voi fregiati aveste,
50O de l’alma città Numi immortali,
Qual si dovea d’oro e di gemme i templi;
Ma di vil canna inteste
Le case furo, onde con chiome incolte
I Consoli di Roma uscir più volte.
55Oh! quanto più contento
Vive lo Scita, a cui natio costume
Insegna d’abitar città vaganti!
Van col fecondo armento
Ove più fresca è l’erba e chiaro il fiume
60Di liete piagge i cittadini erranti;
Dan cento tende a cento
Popoli albergo, ed è delizia immensa
Succhiar rustico latte a parca mensa.
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