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ALESSANDRO GUIDI
Tanto al Tarpeo nemiche,
Spento l’inclito seme
80Delle grand’alme antiche.
Sorgere in ogni etade
Fuor da queste ruine
Qualche spirto real sempre si scorse,
Che la fama del Tebro alto soccorse.
85O come il prisco onore erse, e mantenne
Co’ suoi tanti trofei
L’eccelsa stirpe de’ Farnesi invitti,
Sempre d’ardire armata,
E di battaglie amica!
90E quando resse il freno
Alla Città sublime
Per man de’ sacri figli,
Oltre l’Alpi fugò l’ire e i perigli,
E trasse Italia dalle ingiurie ed onte
95Di fero Marte atroce,
E le ripose il bel sereno in fronte:
Di meraviglia piene allor fu l’ombre
De’ Latini Monarchi
In sul tanto apparir teatri ed archi,
100E templi e reggie ed opre eccelse e grandi,
Onde sostenne il regal sangue altero
La maestà di Roma e dell’Impero.
Quasi Signor di tutte l’altre moli
Alta regge la fronte il gran Farnese,
105Chiaro per arte e per illustri marmi,
E forse ancor per lo splendor de’ carmi
Che meco porto e meco fa soggiorno.
Or movo il guardo al Palatino intorno,
Del nostro Arcade Evandro almo ricetto,
110Ed o quanto nel cor lieto sospiro!
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