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GABRIELE ROSSETTI
Ma, nel mentre fra gl’inni usurpati
Sfavillava di luce fallace,
Ella sparve qual sogno fugace,
112Le catene lasciandoci al piè.
Alla fine tu stessa venisti
Non ombrata da minimo velo,
Ed un raggio disceso dal cielo
116Sulla fronte ti veggio brillar.
Coronata di gigli perenni,
Alla terra servendo d’esempio,
Tu scegliesti la reggia per tempio,
120Ove il trono ti serve d’altar.
GIOVANNI BERCHET
304 | Il Romito del Cenisio | 1783-†1851 |
L’ardue nevi del Cenisio
3Un estranio superò;
E dell’Itala pianura
Al sorriso interminabile
6Dalla balza s’affacciò.
Gli occhi alacri, i passi arditi,
Subitaneo in lui rivelano
9Il tripudio del pensier.
Meravigliano i Romiti,
Quei che pavido il sorressero
12Su pe’ dubbj del sentier.
Ma l’un d’essi, col dispetto
D’uom crucciato da miserie,
15Rompe i gaudj al vïator,
Esclamando: ‘ Maledetto
Chi s’accosta senza piangere
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