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GIACOMO LEOPARDI
145La tua voce sonar, siccome un giorno,
Quando soleva ogni lontano accento
Del labbro tuo, ch’a me giungesse, il volto
Scolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoi
Furo, mio dolce amor. Passasti. Ad altri
150Il passar per la terra oggi è sortito,
E l’abitar questi odorati colli.
Ma rapida passasti; e come un sogno
Fu la tua vita. Ivi danzando, in fronte
La gioia ti splendea, splendea negli occhi
155Quel confidente immaginar, quel lume
Di gioventù, quando spegneali il fato,
E giacevi. Ahi Nerina! In cor mi regna
L’antico amor. Se a feste anco talvolta,
Se a radunanze io movo, infra me stesso
160Dico: ‘ O Nerina, a radunanze, a feste
Tu non ti acconci più, tu più non movi.’
Se torna maggio, e ramoscelli e suoni
Van gli amanti recando alle fanciulle,
Dico: ‘ Nerina mia, per te non torna
165Primavera giammai, non torna amore.’
Ogni giorno sereno, ogni fiorita
Piaggia ch’io miro, ogni goder ch’io sento,
Dico: ‘ Nerina or più non gode; i campi,
L’aria non mira.’ Ahi tu passasti, eterno
170Sospiro mio: passasti: e fia compagna
D’ogni mio vago immaginar, di tutti
I miei teneri sensi, i tristi e cari
Moti del cor, la rimembranza acerba.
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