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GIUSEPPE GIUSTI
Co’ tribunali e co’ catasti annaspa:
E benchè snervi i popoli col sonno,
Quando si sogna d’imitare il nonno,
32Qualcosa raspa.
Sfacciatamente degradata torna
Alle fischiate di sì reo concorso
Lei che l’esilio consolò del Côrso
36D’austriache corna.
Hare in tanta serietà si mesce
Di Lucca il protestante Don Giovanni,
Che non è nella lista de’ tiranni
40Carne nè pesce.
Nè il Rogantin di Modena vi manca,
Che avendo a trono un guscio di castagna,
Come se fosse il Conte di Culagna,
44Tra i re s’imbranca.
Roghi e mannaie macchinando, vuole
Con derise polemiche indigeste,
Sguaiato Giosuè di casa d’Este,
48Fermare il sole.
Solo a Roma riman papa Gregorio,
Fatto zimbello delle genti Ausonie.
Il turbin dell’età, nelle colonie
52Del Purgatorio
Dell’indulgenze insterilì la zolla
Che già produsse il fior dello zecchino.
Or la bara infruttifera il becchino
56Neppur satolla.
D’Arpie poi scese una diversa pêste
Nel santuario a dar l’ultimo sacco:
O vendetta d’Iddio! pesta il Cosacco
60Di Pier la veste.
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