Pensieri di Dina
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Pensieri di Dina
Dentro l’acqua che scorre ormai limpida e fresca di sole,
è un piacere gettarsi: a quest’ora non viene nessuno.
Fanno rabbrividire, le scorze dei pioppi, a toccarle col corpo,
piú che l’acqua scrosciante di un tuffo. Sott’acqua è ancor buio
e fa un gelo che accoppa, ma basta saltare nel sole
e si torna a guardare le cose con occhi lavati.
È un piacere distendersi nuda sull’erba già calda
e cercare con gli occhi socchiusi le grandi colline
che sormontano i pioppi e mi vedono nuda
e nessuno di là se ne accorge. Quel vecchio in mutande
e cappello, che andava a pescare, mi ha vista tuffarmi,
ma ha creduto che fossi un ragazzo e nemmeno ha parlato.
Questa sera ritorno una donna nell’abito rosso
— non lo sanno che sono ora stesa qui nuda quegli uomini
che mi fanno i sorrisi per strada — ritorno vestita
a pigliare i sorrisi. Non sanno quegli uomini
che stasera avrò fianchi piú forti, nell’abito rosso,
e sarò un’altra donna. Nessuno mi vede quaggiú:
e di là dalle piante ci son sabbiatori piú forti
di quegli altri che fanno i sorrisi: nessuno mi vede.
Sono sciocchi gli uomini — stasera ballando con tutti
io sarò come nuda, come ora, e nessuno saprà
che poteva trovarmi qui sola. Sarò come loro.
Solamente, gli sciocchi, vorranno abbracciarmi ben stretta,
bisbigliarmi proposte da furbi. Ma cosa m’importa
delle loro carezze? So farmi carezze da me.
Questa sera dovremmo poter stare nudi e vederci
senza fare sorrisi da furbi. Io sola sorrido
a distendermi qui dentro l’erba e nessuno lo sa.