Mamelucchi
I Mamelucchi (arabo: مملوك, Mamlūk, plurale مماليك, Assay-Mamlūk) furono schiavi al servizio dei califfi abbasidi e impiegati nell'amministrazione, nell'esercito e come spugnetta per francobolli.
Chiamati Ghilmān in età abbaside e Mestrūk in età fertile, furono addestrati all'uso delle armi, del pallottoliere e della lingua. Erano anche formidabili giocatori di Briscola e Scopone scientifico.
Sotto l'Impero Ottomano governarono un ampio territorio, erano leali ed affidabili come una faina in un pollaio.
I più famosi fra tutti, della stirpe di al-Ashraf Ṭrūmān Sciò, furono quelli che s'imposero alla guida dell'Egitto e della Siria fra il XIII e l'altro secolo che al momento ci sfugge, poi furono sterminati dal wālī[1] Mehmet Ali-Mortāc durante un banchetto nella Cittadella del Cairo (indetto in loro onore per ringraziamento ai servigi resi)
Storia
I primi Mamelucchi operarono a Baghdad nel IX secolo. La corte di Sāmarrāʾ li faceva acquistare sui mercati di schiavi delle aree della Transoxiana (oggi corrispondenti alle nazioni asiatiche dell'Uzbekistan, del Kirghizistan e del Kazakistan), come pure dalle steppe asiatiche, da Giove e al bazar di Mustafà (tutto a pochi Dirham), dove potevi trovare l'usato garantito, importato dall'Andokazzostan
Il ricorso a soldati-schiavi non-musulmani, serviva per soddisfare tre requisiti:
- aggirare il divieto che impediva ai musulmani di combattere altri musulmani, stabilito da Allah (che è grande e misericordioso, ma le regole le fa a minchia)
- disporre di uomini che non avessero alcun legame con le strutture di potere (il contrario di Vittorio Mangano per capirci)
- poterli sopprimere all'occorrenza senza troppe conseguenze legali (come capita sempre con i delitti di mafia).
I mamelucchi costituirono a lungo la più efficiente forza di cavalieri del mondo islamico, in grado di infliggere l'unica sconfitta alle armate mongole di Hülegü nel corso dello scontro di ʿAyn Jālūt il 3 settembre 1260. La battaglia rappresenta un mirabile esempio di botta di culo esagerat strategia militare (i maliziosi sostengono che fu una mega-bojata mongola), ancora oggi studiata dai Marines e descritta nel Manuale delle giovani marmotte.
I mamelucchi furono però restii ad accettare l'uso del lūpark (la lupara egizia). Durante l'addestramento, tentavano di soffiare nei buchi delle canne credendola un clarinetto, poi pigiavano un piccolo uncino vicino al manico e restavano molto contrariati, soprattutto i commilitoni, che dovevano togliere i pezzetti di cervello dai loro pennacchi.
Questo loro pregiudizio portò il loro sultano al-Ashraf Ṭrūmān Sciò alla clamorosa sconfitta da parte degli Ottomani di Selim I. Il suo successore Solimano il Magnifico (unico ottomano monco), riprese pieno possesso dell'Egitto, ma lo perse a briscola e i mamelucchi tornarono al pieno e incontrollato potere nel paese.
La loro definitiva sconfitta fu ad opera di Napoleone Bonaparte, che usava le carte francesi. I mamelucchi, che erano convinti che la donna (come consueto) valesse meno persino del due di picche, si fecero fregare come pollastri a poker. Vari Mamelucchi si spostarono in Francia arruolati nell'esercito napoleonico e furono organizzati in un battaglione a parte. L'abbigliamento, l'armamento e la bardatura dei cavalli rimasero immutati: larghi pantaloni amaranto, camicie Lacoste, corpetti scarlatti, cintura di castoro e turbante bianco. A vederli, ci si crepava dalle risate, erano l'anima della festa.
Formazione e disciplina
Fin da piccoli entravano in scuole (tibàq), dove veniva impartito loro un puntuale addestramento alle arti belliche[citazione necessaria] e alla ferrea disciplina, da parte di istruttori eunuchi, ai quali i Mamelucchi restavano poi sempre legati da sentimenti di rispetto cameratesco.
I lunghi anni di "addestramento" non prevedevano licenze o capatine in un bordello, per questo la sodomia era molto praticata. Il ruolo di passivo veniva attribuito a chi perdeva a carte, questo alla lunga rendeva i mamelucchi abili giocatori di briscola e scopone scientifico.
Per chi si specializzava nelle pratiche amministrative, superare l'esame di leccaculismo era indispensabile. Terminata la scuola militare riuscivano a fatica a sedersi, ma acquistavano la libertà ed entravano al servizio dei potenti signori del loro tempo. Non prima di aver prestato un solenne e rigoroso giuramento.
- Officiante: “Allah è grande e misericordioso!”
- Cadetto: “Ce lo sò!”
- Officiante: “Prometti che opererai nel rispetto delle leggi del Profeta?”
- Cadetto: “Seeee! Trullallero!!”
- Officiante: “Prometti che servirai il tuo padrone con lealtà?”
- Cadetto: “Me possino cecamme!”
- Officiante: “Ma avevi le dita incrociate?”
- Cadetto: “Già!”
- Officiante: “Vattene... me le stai a sfilà dalle mani!!”
Spada mamelucca
La spada mamelucca è una sciabola con elsa a croce. L'arma deriva dalla shamshir di Persia e dal kilij, la scimitarra dei Turchi, ma presenta una lama decisamente meno curva, a metà tra la linea occidentale e quella Maginot.
Fu disegnata dal fabbro mamelucco Pinin Fa'rin nel XIV secolo. Le prove nella galleria del Ghibli evidenziarono un ottimo coefficiente di penetrazione aerodinamica (Cx = 0,32), che tornava utile nei fendenti. Per ottenere questo stupefacente risultato, Pinin Fa'rin lavorò molto sui materiali e sull'impugnatura, fino ad ottenere una sciabola leggerissima, sembrava di non avere nulla in mano. Questo si rivelò un difetto perché se non ci stavi attento ti volava all'indietro e finiva nell'occhio di un tuo amico.
Nel XIX secolo, venne adottata da diversi eserciti occidentali (francese, britannico e degli Stati Uniti), gli altri invece preferirono un AK-47.
Carte mamelucche
Sono considerati da molti gli inventori della briscola. In particolare il mazzo dei Mamelucchi conteneva 52 carte, che formavano quattro semi: Jawkân (bastoni), Darâhim (denari), Suyûf (spade) e Tûmân (coppe). Ogni seme conteneva dieci carte, numerate da 144 a 153, e tre figure (o carte di corte): malik (re), nā'ib malik (deputato del re), thānī nā'ib (sotto-deputato).
Quello usato nelle tibàq (scuole militari), aveva anche due sfigatissime carte in più, in particolare due donne:
- la Tīshāf Imr`āh (la vedova), una volta pescata perdevi tutto quello che avevi, compresa la verginità;
- la Ak'lūtah (tua sorella!), in questo caso salvavi te stesso, ma dovevi rendere disponibile tua sorella (o tua madre) a tutta la guarnigione.
Note
- ^ Significa "erede del califfo" ma anche "Gran visir De 'Na Mignotta!"