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DANTE ALIGHIERI
55Dicendomi: ‘ Che fai? non sai novella?
Morta è la donna tua, ch’era sì bella. ’
Levava gli occhi miei bagnati in pianti,
E vedea (che parean pioggia di manna)
Gli angeli che tornavan suso in cielo,
60Ed una nuvoletta avean davanti,
Dopo la qual cantavan tutti: ‘ Osanna ’;
E s’altro avesser detto, a voi dire’ lo.
Allor diceva Amor: ‘ Più non ti celo;
Vieni a veder nostra donna che giace. ’
65L’imaginar fallace
Mi condusse a veder mia donna morta
E quando l’ebbi scorta,
Vedea che donne la covrian d’un velo;
Ed avea seco umiltà sì verace,
70Che parea che dicesse: ‘ Io sono in pace. ’
Io diveniva nel dolor sì umile,
Veggendo in lei tanta umiltà formata,
Ch’io dicea: ‘ Morte, assai dolce ti tegno;
Tu dêi omai esser cosa gentile,
75Poichè tu se’ nella mia donna stata,
E dêi aver pietate, e non disdegno.
Vedi che sì desideroso vegno
D’esser de’ tuoi, ch’io ti somiglio in fede.
Vieni, chè ’l cor ti chiede. ’
80Poi mi partia, consumato ogni duolo;
E quando io era solo,
Dicea, guardando verso l’alto regno:
‘ Beato, anima bella, chi ti vede! ’
Voi mi chiamaste allor, vostra mercede.
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